La terra trema in Irpinia: parola all’esperto

terremoto_map_loc_tManca esattamente un mese al trentatreesimo anniversario del terremoto del 1980. Con l’approssimarsi di questa data, aumentano i timori che un nuovo evento possa verificarsi.

Ad amplificare la paura dei cittadini  la recente attività sismica dell’Appennino Avellinese che, nelle ultime due settimane, ha fatto registrare diverse scosse di una certa intensità; l’ultimo evento si è verificato alle ore 5 di questa mattina.

Per chiarire le idee dei lettori abbiamo rivolto alcune domande all’esperto sismologo Giuseppe Luongo, Professore Emerito di Geofisica della terra solida  presso l’Università di Napoli Federico II.

Dai dati diffusi dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) si evince che nel corrente mese di ottobre, dal giorno 10 al giorno 23, nell’Appennino Avellinese sono stati registrati ben 5 terremoti di magnitudo superiore o pari a 2, con profondità dell’ipocentro  variabile da un minimo di 8.8 km a un massimo di 21.3 km. Professore Giuseppe Luongo, come giudica questi dati?

“L’occorrenza di una sismicità da bassa a moderata nell’Appennino Avellinese non è da considerarsi un fenomeno “anomalo” tenuto conto della storia tettonica e sismica di questa regione. Tuttavia le più recenti esperienze ci inducono a non sottovalutare alcun segnale che ci informa di uno stato di stress nelle rocce. A questo livello sono le istituzioni scientifiche che devono attrezzarsi per fornire risposte esaurienti anche per livelli di sismicità modesta per garantire maggiore sicurezza a quanti vivono in aree ad elevato rischio sismico.”

Sono ormai passati 33 anni dal terremoto dell’Irpinia ma, in provincia di Napoli, sono ancora numerose le abitazioni lesionate e moltissimi  edifici, tra cui tante scuole, non sono conformi alla normativa antisismica. Cosa si può fare per ridurre il rischio in caso di un nuovo terremoto?

“La riduzione del rischio sismico si ottiene attraverso una corretta politica dell’uso del territorio e di buone tecniche costruttive. Tutto ciò può funzionare solo se cresce la conoscenza sul fenomeno sismico ed in particolare sull’individuazione delle sorgenti sismiche (sismotettonica), sul meccanismo di liberazione dell’energia sismica, sulla propagazione delle onde sismiche nel near field (area epicentrale). I danni nelle aree epicentrali sono dovuti all’inadeguatezza delle norme di difesa dai terremoti in quanto l’intero processo: genesi del terremoto – propagazione delle onde sismiche nelle rocce – scuotibilità del suolo, è interpretato come fenomeno lineare, mentre è un fenomeno complesso e, quindi, non lineare. Per mitigare queste difficoltà sarà necessario un forte balzo in avanti delle conoscenze sul fenomeno sismico e sulla geologia delle sorgenti.”

Ferdinando Fontanella

Twitter: @nandofnt

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