Scavi di Pompei, i “copisti” sono autorizzati. Possono riprodurre e vendere copie all’interno del sito

Riprodurre dal vero le bellezze archeologiche. Creare manufatti da rivendere a turisti assetati d’antichità. Questo è proprio ciò che fanno i “copisti”, all’interno degli scavi di Pompei. Quando l’originale resta il sogno proibito, allora ci si accontenta della fedele riproduzione da mostrare con orgoglio al ritorno a casa. Che i souvenirs potessero essere acquistati all’uscita degli scavi, era cosa ben nota ai più. Ma che la stessa possibilità venisse offerta anche all’interno del sito archeologico molte persone lo ignoravano. Ed altre visioni invece definivano la diffusione del merchandising all’interno del sito come un’attività illegale.562329_10201724652185458_1264862985_n

Ma pare che di illeggittimo non ci sia proprio nulla nell’attività degli ambulanti espletata fra le antiche mura. Gli stessi infatti, sarebbero regolarmente autorizzati dalla soprintendenza fin dai tempi in cui era aperta al pubblico la Casa dei Vettii  (all’epoca i copisti erano in totale 7-8). Attualmente il numero si è ridotto e all’attivo ci sono in totale tre ambulanti distribuiti fra la Casa del Fauno e il  Macellum. E le regole per i “copisti” sono precise. Prima di accedere al sito, devono pagare una tassa giornaliera. Segue poi la firma da apporre su un registro riposto presso l’ufficio dei custodi. Solo dopo aver espletato questa procedura, possono avere accesso all’area archeologica rispettando scrupolosamente la zona di assegnazione (Casa del Fauno e Macellum). Questo è quanto c’è stato illustrato in merito ad una questione che, nei giorni scorsi, non aveva mancato di scatenare qualche polemica.

Marianna Di Paolo

 

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano