Un albero abbattuto, sul tronco appena tagliato spicca la pagina di un quotidiano che riporta la notizia dell’ennesimo bilz anti-bracconaggio del Corpo Forestale dello Stato fatto in collaborazione col WWF Penisola Sorrentina, in calce al foglio una scritta a penna che annuncia l’inizio della guerra.
Il riferimento è esplicito, fin troppo chiaro, i bracconieri tagliando l’albero hanno lanciato il guanto di sfida alla società civile, alle forze dell’ordine, a chi lotta per evitare il tracollo di un territorio perennemente minacciato dall’arretratezza culturale dei suoi abitanti.
Il 10 marzo 2013 – racconta Claudio d’Esposito presidente del WWF – un gruppo di volontari decise di riqualificare un piccolo tassello del nostro territorio: l’aiuola più panoramica della penisola, dove lo sguardo può spaziare senza ostacoli tra il mare dei due golfi, dal Vesuvio a Punta Licosa, posta nella curva a gomito sul Nastro Azzurro nel comune di S.Agnello. I volontari portarono via decine di sacchi colmi di rifiuti vari, bottiglie, lattine e materiali edili più disparati gettati tra le erbacce. Fu anche allocato un cestino per i rifiuti, poi successivamente divelto dai vandali.
Il WWF Penisola Sorrentina fornì per l’occasione una serie di piante autoctone adatte al sito, allo scopo di effettuare un modesto ma importante rimboschimento della scarpata abbandonata e, nello stesso tempo, favorire la piccola fauna locale che dalle bacche, dai frutti e dai fiori prodotti dalle piante trova prezioso nutrimento. Tra le specie piantate: mirto, viburno, corbezzolo, ginestra, ligustro, melograno e due alberelli di Gelso, uno nero ed uno bianco/rosa di un cultivar molto ricercato per i suoi dolcissimi frutti.
Le piantine più basse purtroppo furono falciate di lì a pochi mesi dai giardinieri mandati dall’ANAS a tagliare le erbe. Il gelso bianco fu potato ad arte al momento dell’impianto dall’esperto giardiniere comunale di S.Agnello che, trovandosi di passaggio, si aggregò all’entusiasmo del gruppo di giovani in azione. Il gelso nero fu invece malamente capitozzato da estranei appena il giorno dopo.
I due alberelli con l’arrivo del caldo stentavano ad attecchire, ed avrebbero rischiato di sicuro di seccare se i volontari del WWF non avessero provveduto con cadenza quotidiana, e per tutta la durata dell’estate, a fornirgli acqua in abbondanza. Con l’arrivo dell’autunno il miracolo sembrava fatto: i gelsi e le piante superstiti avevano ormai attecchito.
Poi, alle 14 del 30 ottobre 2013, la triste scoperta: i due alberelli giacevano al suolo, segati e poi spezzati con violenza da qualche balordo vigliacco e, sul tronco reciso, spillato dentro un plasticone, era visibile un minaccioso e sgrammaticato messaggio.
Lascia del tutto avviliti e amareggiati il constatare come l’arroganza, la vigliaccheria, l’ignoranza e la violenza di un solo singolo possa avere, ancora una volta, così facilmente il sopravvento sulle azioni positive, fatte con ottimismo e generosità da tante persone… che credono che si possa davvero cambiare il mondo iniziando dalle piccole cose. Ma ciò che più fa stare male e la “cappa di omertà e impunità” che si respira in questa terra stregata. La consapevolezza di essere “controllato a vista” ovunque tu vada e qualsiasi cosa tu faccia, mette quasi paura. Non è un caso che proprio la mattinata di ieri gli attivisti del WWF avevano effettuato un sopralluogo antibracconaggio, per verificare l’attendibilità di una segnalazione ricevuta, in una località, dove l’abusivismo regna sovrano, proprio nei pressi del sito oggetto del vigliacco sabotaggio.
Fa rabbrividire il rendersi conto, toccandolo con mano quotidianamente, del “sistema” di camorria creato ad arte dai potenti di turno. Esso ti circonda e pervade in ogni attimo della tua vita quotidiana… e non è certo meno pericoloso solo perchè “nessuno spara”.
Di esso fanno parte delle volte, assieme ai politici, anche coloro che abbiamo posto a tutela proprio della legalità e della giustizia. Il tutto trova linfa vitale nei grandi e piccoli favori fatti a clienti che, a loro volta, foraggiano gli assessori, i tecnici e gli amici di turno.
Può sembrare retorica e qualunquismo ma non lo è affatto. In questo momento c’è molta tristezza, non sono due alberelli di pochi euro ad essere stati distrutti, ma un ideale in cui tanti credono. Gli interrogativi restano e non sempre ci sono le risposte, sappiamo solo che, con i loro diabolici intrallazzi, ci stanno distruggendo il Paradiso in cui viviamo.
Ora cosa faremo? Passata la rabbia ripianteremo gli alberi di gelso e se li ritagliano lo faremo ancora e ancora e ancora, nel frattempo intensificheremo a mille il contrasto ai briganti armati vaganti, agli sparatori acefali con licenza di uccidere, ai vigliacchi bracconieri, che potranno accecare tutte le quaglie che vogliono ma non riusciranno ad accecare la nostra voglia di un mondo migliore.
Ferdinando Fontanella
Twitter: @nandofnt