Dopo l’intervista al sindaco Guadagno parla l’ex assessore Riccardo Festa che attraverso internet e con un comunicato al nostro giornale tocca tutti i punti su cui è stato criticato.
L’intervista che il nostro giornale ha realizzato con il primo cittadino ha sicuramente scoperto qualche nervo e l’architetto Festa, con queste sue affermazioni, ha voluto dare una propria visione su quanto accaduto, rimandando al mittente le critiche con le proprie verità.
“Quando il sindaco Guadagno mi scelse mi chiese di lavorare intensamente per portare a termine il Puc, che allora era in fase di adozione ed era stato fatto dall’amministrazione precedente. Mi chiese anche di rispettare le battaglie che lui e il suo gruppo politico avevano portato avanti per migliorarlo. Sostenevano che il numero di alloggi da realizzare in quel piano erano eccessivi, se non sbaglio 2419, andavano ridotti.
Il Puc in seguito ad una sentenza del TAR decadde. Il Sindaco in quel periodo si scontrò frontalmente con il suo partito sulle scelte da compire: ricorrere al consiglio di stato per appellare la sentenza del TAR? Ricominciare con la nuova procedura messa a disposizione dalle norme entrate in vigore? Affidare la redazione del Puc allo stesso tecnico che aveva seguito il precedente piano? Dopo un aspro confronto si decise di affidare la redazione del nuovo piano all’ufficio tecnico comunale, il quale si è avvalso del supporto scientifico dell’Università di Napoli. In quel periodo tra me e il sindaco non ci furono divergenze sul percorso da seguire.
Ho creduto fin dall’inizio che il sindaco volesse lavorare ad un buon piano e non ad uno qualunque, quindi lavorai con l’ufficio di piano e l’università per redigere un preliminare che andasse in questa direzione, facendolo tra l’altro velocemente, così come mi era stato richiesto. Ad ottobre dello scorso anno era già pronto e a gennaio di quest’anno era pronto anche il piano strutturale con le norme di accompagnamento e la tavola degli obiettivi e delle strategie.
Le linee programmatiche del Puc sono contenute nella relazione di accompagnamento al preliminare di piano, nessuna osservazione è stata mossa dalle forze di maggioranza, compreso il sindaco. Questo significa che quegli indirizzi erano condivisi. In quella fase potevano essere evidentemente manifestati gli eventuali «intenti politici» differenti. Ma non ci furono.
È strano che chi mi accusa di aver voluto imporre un progetto abbia detto: «il piano o si fa come diciamo noi o non si fa». Cosa che io non mi sono mai permesso di dire. Anzi volevo elaborarlo con i cittadini.
Chiesi sin dall’inizio di realizzare un piano partecipativo perché sono convinto, e non sono il solo, che il futuro di una comunità va deciso con la comunità. Le regole a cui affidarsi per trasformare il futuro vanno decise insieme, democraticamente. Ma questo non appartiene alla cultura politica di questo sindaco e di questo PD.
Hanno per intero la responsabilità di quanto avvenuto, per il ritardo accumulato, per la mancata –fino ad oggi- adozione del piano. Si presentavano alle riunioni nelle quali ci si confrontava sul Puc con posizioni diverse e spesso contrastanti. Ci hanno messo molto tempo ad individuare una linea, più o meno comune, che in alcuni aspetti contrasta tra l’altro con il preliminare. Quando è accaduto, io e l’università abbiamo tentato di illustrare i problemi a cui si andava incontro nel perseguirla. Non hanno voluto ascoltare.
A questo punto hanno cercato di elaborare linee politiche e strategiche avvalendosi di un tecnico esterno, producendo un documento all’insaputa dell’assessorato, dell’ufficio di piano e dell’università. Credevo che il sindaco non ne fosse a conoscenza, ma dal dibattito consiliare è emerso che così non è. Grave, molto grave. Un sindaco che tenta di aggirare le regole non può dire a me che mi sarei dovuto dimettere. Io le regole le ho rispettate e le linee strategiche e gli indirizzi li ho elaborati con gli organi istituzionalmente competenti e attraverso il confronto politico.
Con le altre forze di maggioranza l’intesa è stata buona, ma non con il Pd e il sindaco. I loro slogan servono a fare propaganda politica ma non un buon piano.
Facendo coincidere il piano operativo con lo strutturale redatto, come loro hanno imposto, senza correggerlo, così come ho più volte affermato, l’obiettivo di avere una città equilibrata tra abitanti, case, attività produttive, infrastrutture e servizi non si sarebbe realizzato. Quindi era necessario, se non si correggeva, ripeto se non si correggeva, partire a “tappe” e a “zone”. L’università ha affermato che le zone da destinare ad abitazioni nel piano strutturale sono 24 ettari in più del dovuto. Vedremo in seguito quali correzioni saranno apportate. Ma sono indispensabili.
Ho lavorato con attenzione anche alle deleghe riguardanti i Lavori pubblici e l’Edilizia Scolastica. Da un lato programmando gli interventi da eseguire, disponendo che l’ufficio tecnico nel pianificare la manutenzione delle strade e dei marciapiedi redigesse le necessarie progettazioni, dall’altro intervenendo con i pochi fondi messi a disposizione nel bilancio comunale su alcune scuole. Anche su questo il confronto è stato articolato. Quando ho chiesto ed ottenuto dall’ufficio tecnico una relazione puntuale sullo stato degli edifici scolastici sono stato accusato di voler sollevare questioni che potevano mettere in difficoltà l’amministrazione. Con i dati ottenuti ho evidenziato i problemi da affrontare e preteso che il bilancio comunale fosse principalmente impostato per rispondere ad alcune priorità. Era prioritario rimuovere le situazioni che potevano generare pericolo per gli alunni e gli addetti scolastici e intervenire su tutti i tetti delle scuole dove erano presenti copiose infiltrazioni di acqua.
Le dichiarazioni del sindaco continuano ad essere sconcertanti. Troppo impegnato nel tentativo di screditarmi rinuncia a fare un analisi politica compiuta dell’operato suo e del maggiore partito che lo sostiene. Appare evidente la difficoltà di questa classe dirigente di produrre una discontinuità con metodi e pratiche che i cittadini vogliono mettere definitivamente da parte. A Volla è necessario riorganizzare la speranza per un futuro migliore. Questo potrà avvenire solo attraverso la costruzione di un reale laboratorio politico per il cambiamento che contrapponendosi alle forze fintamente progressiste sia in grado di tracciare una nuova prospettiva per il governo cittadino”.