L’istituzione di un’area naturale protetta ha come princìpi fondanti gli articoli 9 e 32 della Costituzione italiana. Questo significa che l’ente preposto ha il dovere, prima di ogni cosa, di tutelare il paesaggio e il patrimonio storico e artistico del territorio nazionale, obiettivi perseguibili tramite la promozione e lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica. Lo sforzo per preservare il patrimonio naturalistico non è fine a se stesso, non è fatto solo per filantropia, ma deve avere come risvolto anche la tutela della salute umana. È ampiamente accertato che in un ambiente sano si vive meglio, ed è per questo che la nostra Repubblica tutela la natura e la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività.
Sulla scorta di queste buone intenzioni il 13 novembre del 2003 con Decreto dell’allora presidente della Giunta Regionale della Campania Antonio Bassolino fu istituito il Parco Regionale dei Monti Lattari. Purtroppo però le buone intenzioni costituzionali, manipolate poi dalla politica, hanno solo “lastricato la strada per l’inferno”, senza portare nessun beneficio per la tutela della natura e la salute dei cittadini. In questi 10 anni, quasi come se fosse una persona che non ha mai vissuto la propria vita e la cui esistenza è testimoniata solo dal cibo che ha consumato, il Parco non ha mai funzionato.
L’Ente possiede un organigramma, ma mancano alcuni organi, ha una sede ma non ha dipendenti; nel territorio che dovrebbe tutelare sono all’ordine del giorno fenomeni di abusivismo edilizio, attività malavitose come la coltivazione di marijuana, sversamento di rifiuti, bracconaggio, gestione non regolamentata del patrimonio forestale, incendi, dissesto idrogeologico, abbandono della rete sentieristica e, cosa ancor più grave, una costante perdita di biodiversità, identità storica e culturale. Non va meglio neanche nel mondo virtuale: se digitate sul motore di ricerca Google “Parco Regionale dei Monti Lattari”, come primo risultato viene fuori un sito web dedicato alle sale slot.
Capire i motivi di tanta reiterata inefficienza sembrava un’impresa impossibile, per fortuna tutto è diventato più chiaro quando l’attuale presidente dell’Ente Parco dei Monti Lattari Giuseppe Guida ha accettato di rispondere a qualche domanda dello scrivente.
Incontriamo il Presidente in un soleggiato mattino d’inizio novembre: è seduto al tavolino di un noto bar della natia Vico Equense, ed appare raggiante e sicuro di sé. Ha 45 anni, un diploma di Scuola Media Superiore, è imprenditore nel settore caseario e ristorativo, ha una decennale esperienza di politico locale, è stato dirigente della Comunità Montana dei Monti Lattari-Penisola Sorrentina e già membro dell’organigramma del Parco Regionale dal 2006 al 2009. L’incarico di rappresentare l’Ente Parco gli è stato affidato, a fine 2011, dal presidente della Giunta Regionale Stefano Caldoro. La nomina a suo tempo suscitò non poche perplessità, in molti ritenevano il sig. Guida non idoneo per un incarico di tale levatura, finché il consigliere regionale Carlo Aveta di “La Destra”, presentò interrogazione scritta al Consiglio Regionale chiedendo conto della pochezza del curriculum vitae del prescelto e del fatto, alquanto insolito, che il documento non recava neanche i dati fondamentali quali residenza e recapiti telefonici, utili per notificare l’avvenuta nomina. La risposta del dr. Michele Palmieri, dirigente del Settore Tutela Ambiente, fu lapidaria e, in buona sostanza, riferiva che il sig. Guida era stato scelto perché inserito nell’elenco degli idonei a ricoprire tale incarico.
Proviamo a chiedere al presidente Guida se vuole commentare la vicenda. La sua opinione è molto pragmatica: se la questione è stata sollevata in Regione e nessuno ha ritenuto necessario intervenire, significa che è idoneo a ricoprire l’incarico. Il ragionamento dell’interessato non fa una piega.
Quella del presidente è una figura importante, ha la legale rappresentanza dell’Ente Parco, ne coordina l’attività ma, tuttavia, non è l’unica necessaria per il suo corretto funzionamento. La Legge Regionale 33 del 1993, che regolamenta l’istituzione di parchi e riserve naturali in Campania, stabilisce che l’Ente Parco abbia in organico un Direttore, dei dipendenti, una Giunta esecutiva, un Collegio dei Revisori dei Conti e una Comunità del parco. Ad oggi mancano il Direttore, i dipendenti, la Giunta esecutiva, e il Collegio dei revisori è considerato straordinario. Escluso il Presidente, dunque, esiste solo la Comunità del parco costituita dai Sindaci dei Comuni del Parco, i Presidenti delle Province e delle Comunità Montane interessate, dal Presidente della Giunta Regionale. In pratica, fatta eccezione per le cariche politiche, tutto il resto semplicemente non c’è.
Come un corpo umano non può funzionare quando alcuni organi mancano, o sono malati, lo stesso vale anche per l’Ente Parco. Sfortunatamente – spiega il presidente Guida – in questi due lustri la Regione Campania non è stata capace di nominare il Collegio dei Revisori dei Conti, quello in carica è da ritenersi straordinario perché la legge prevede che la nomina dei 3 membri che lo compongono sia fatta con decreto del Presidente della Giunta Regionale: questo non è avvenuto e i conti del Parco sono stati affidati a tre dipendenti dell’Agenzia delle Entrate.
La Giunta esecutiva, invece, dovrebbe garantire la partecipazione alla gestione dell’Ente oltre che alla politica anche al mondo dell’associazionismo agricolo e ambientale. L’organo, infatti, per legge deve essere formato da cinque componenti, compreso il presidente, garantendo comunque la rappresentanza di un esponente delle associazioni ambientaliste e di uno delle associazioni professionali agricole maggiormente rappresentative. Vi partecipa di diritto, con voto consultivo, anche il Direttore e funge da segretario un dipendente dell’Ente Parco: figure per il momento inesistenti. La Giunta non è in carica perché non è stata ancora nominata dalla Regione Campania, il ruolo dell’organo però è estremamente considerevole perché delibera in merito a tutte le questioni generali, ad esempio approva il bilancio preventivo con i relativi piani e programmi e il bilancio consuntivo. Chiediamo al presidente Guida come può l’Ente Parco dei Lattari approvare il bilancio in essenza della Giunta; la risposta è, ancora una volta, molto pragmatica: il presidente in via eccezionale lo approva da solo.
La mancanza di dipendenti appare ancora piuttosto misteriosa e sembrerebbe dovuta al poco appeal che l’Ente Parco esercita tra gli stipendiati della Regione Campania. Il personale degli Enti Parco – chiarisce Guida – per legge deve essere reperito dal personale regionale in esubero. In Campania ci sono più di mille dipendenti in eccedenza ma, ad oggi, nessuno è riuscito a distaccare un centinaio di persone per far funzionare il Parco.
Più ingarbugliata è la dinamica relativa all’assenza del Direttore, figura chiave per il funzionamento del Parco. La legge 33/93 stabiliva che questa figura dovesse essere scelta sulla base di pubblico concorso per titoli ed esami tra persone in possesso del diploma di laurea. Tradotto in soldoni significa che per dirigere un Parco è necessario avere un tecnico qualificato, magari un laureato in Scienze Naturali, Biologiche, Geologiche, Forestali, ecc… Questo perché il direttore è il vero cuore del Parco: sovrintende alla raccolta dei dati scientifici e alla promozione di studi ed iniziative atte a favorire la conoscenza della struttura; accerta eventuali abusi edilizi o modificazioni al territorio; vigila sulle attività che si svolgono all’interno dello stesso Ente ed è obbligato a trasmettere alle competenti Autorità Giudiziarie denunce sulle violazioni di legge o di regolamenti interessanti i Parchi di cui egli venga a conoscenza.
Sebbene questa sia l’evidenza, in 10 anni la Regione Campania non è stata capace di bandire un concorso per reperire il Direttore del Parco. Tuttavia – precisa il presidente Guida – recentemente le cose sono cambiate e presto avremo finalmente il Direttore, che però non sarà più assunto per concorso pubblico, ma nominato dal Presidente della Giunta Regionale e scelto tra i dirigenti della Regione in esubero, in possesso del diploma di laurea oppure, in carenza, dell’esperienza almeno decennale presso le aree protette. Inoltre il Direttore non avrà un contratto a tempo indeterminato, ma resterà in carica al massimo 5 anni e decadrà al termine del mandato del Presidente della Giunta Regionale che lo ha nominato.
Questa modifica della Legge Regionale sembrerebbe dettata da un principio di risparmio economico: impiegando un dirigente già in organico la Regione non dovrà sborsare i circa 90mila euro annui di stipendio per un direttore assunto con regolare concorso. La manovra, a ben riflettere, appare più una furbata politica; in un sol colpo i partiti si sono appropriati anche della figura più importante dell’Ente Parco. Il Direttore, da tecnico esperto, sicuramente qualificato, capace di stabilire una programmazione a lungo termine, è diventato l’ennesimo nominato per partitocrazia. Le capacità tecniche, l’efficienza a lungo termine, l’autonomia e la libertà dirigenziale di questa figura chiave sembrano seriamente compromesse. Tutto questo nel silenzio assordante della società civile.
Le sorprese relative alle innovazioni dell’era Caldoro non si limitano al Direttore. Una delle prime cose che il presidente Guida sottolinea nel corso dell’incontro è che il Parco recentemente ha anche cambiato nome. Non più “Parco Regionale dei Monti Lattari” ma un più ridondante “Parco Regionale dei Monti Lattari, dei sentieri, terra protetta tra Amalfi e Sorrento”. L’operazione dovrebbe incrementare il potenziale del marchio, perché Amalfi e Sorrento sono località famosissime e certamente meglio note dei soli Monti Lattari. Peccato però che il Comune di Sorrento non fa parte del Parco e il suo titolo sembrerebbe usato impropriamente.
Tralasciando queste beghe territoriali di poco conto, il nuovo nome è anche un non trascurabile tentativo di riverginazione; sembra proprio che si voglia far passare per nuovo qualcosa che in realtà ha 10 anni. L’operazione, tuttavia, comporterà anche qualche spreco: basti pensare ai tanti fondi POR spesi dal Parco appena nel 2007 per finanziare la produzione di lavori che andranno sostituiti perché recano una dicitura ormai obsoleta e non a norma. Solo per citare alcuni casi, si pensi: alla realizzazione e posa della cartellonistica di perimetrazione, di indirizzo, d’istruzioni per l’uso, di divieto del Parco (euro 265.235,98 + IVA); la realizzazione di una “Carta Turistico-Informativa” (euro 54.350,00 + IVA); o anche la realizzazione di materiale di promozione, informativo e educativo della corretta fruizione del Parco (euro 104.961,71 + IVA). Ad onor del vero, in pochi rimpiangeranno questi prodotti, vista l’enorme mole di polemiche seguita alla loro realizzazione. In tanti ricordano ancora i moltissimi esempi della cartellonisitica sbagliata, esilarante il caso del Santuario della Madonna della Libera che diventò della Libertà, o la poca chiarezza e funzionalità della Carta turistica; e così via.
Appare evidente, in conclusione, che la decennale inefficienza del Parco sia da attribuire alla mala-politica locale. L’Ente – come ha candidamente ammesso il presidente Guida – non è mai partito; a noi cittadini perciò non ci resta che augurargli, per i prossimi 10 anni, perlomeno di iniziare ad esistere.
Ferdinando Fontanella
Twitter: @nandofnt
Immagini a corredo: D. Sautto; F. Fontanella; G. Adinolfi.