Terme di Stabia: le “parole” della politica e le proteste dei lavoratori

terme tettiNon accenna a trovare una speranza di soluzione la deprecabile situazione di Terme di Stabia. Ieri la mattinata è partita con i lavoratori, i pochi rientrati dalla cassa integrazione, che dopo aver incrociato le braccia sono saliti sul tetto per trasmettere al sindaco Cuomo un messaggio inequivocabile attraverso uno striscione con la scritta “Sindaco dimettiti”. Agli utenti che giungevano allo stabilimento termale non restava che ritornare a casa, mentre gli animi cominciavano a surriscaldarsi e le polemiche montavano sempre più. In questo clima viene impedito l’accesso agli uffici anche a Fulvio Sammaria, amministratore unico di Terme.

Il presidente Fulvio Sammaria tra i dipendenti durante la protesta
Il presidente Fulvio Sammaria tra i dipendenti durante la protesta

Il giorno prima Nicola Cuomo aveva parlato di salvaguardare i lavoratori. Il sindaco Pd aveva gelato le speranze di un concreto ed immediato rilancio delle Terme di Stabia parlando di una ricapitalizzazione impossibile, addirittura vietata per legge, di una messa in liquidazione e dell’impegno a  privatizzarne quanto prima la gestione proprio per garantire il futuro dei dipendenti. Parole più che progetti, a detta dei termali, fumose promesse che in realtà mettono a rischio la serenità di duecento famiglie.

Questa mattina la protesta continua con un presidio nei pressi di Palazzo Farnese, mentre sono previste due manifestazioni, indette dai  sindacati Filcams-Cgil, UilTucs-Uil, Fisascat-Cisl e Fesica, una nel centro cittadino e l’altra sulla statale sorrentina. La prima dovrebbe tenersi nella mattinata di sabato 16 novembre e partire dal piazzale nelle Nuove Terme. La seconda è indetta per lunedì 18 novembre alle ore nove quando il corteo dovrebbe partire da piazzale Amendola e raggiungere appunto la statale per Sorrento.

Intanto nel pomeriggio di ieri il sindaco Cuomo ha scritto all’assessore regionale al Lavoro Severino Nappi e di ciò ha dato comunicazione ai sindacati. «Si chiede la convocazione urgente della cabina di regia sul lavoro – scrive il primo cittadino – con la partecipazione di questo Ente unitamente alle parti sociali per affrontare le complicate vicende legate ai lavoratori e avviare ogni utile procedura finalizzata alla salvaguardia delle integrazioni salariali». Subito dopo la riunione dei capigruppo consiliari di maggioranza e opposizione dai quali è atteso un documento ufficiale sulla questione.

«La situazione è difficoltosa, ma viene dipinta in maniera particolarmente drammatica. E’ l’immobilismo che fa più rabbia ai termali». A parlare è Salvatore Suarato della Fisascat-Cisl. I commenti però piovono un po’ da tutte le forze politiche e sociali. «La messa in liquidazione è un atto dovuto – ha detto Amedeo Di Nardo di Idv, presidente del consiglio comunale – ma la nostra priorità deve essere la tutela dei livelli occupazionali valutando ogni ipotesi possibile. Ci sono duecento famiglie che attendono risposte». Per Luigi Greco di Scelta Civica, Terme rappresenta un patrimonio della città e bisogna percorrere qualsiasi soluzione per risolvere positivamente la vertenza, e aggiunge: «Non voglio certo passare alla storia come un consigliere neoeletto che ha assistito alla chiusura di questa azienda e mi batterò per salvarla».

Antonio Pentangelo, consigliere di opposizione a Castellammare e presidente, facente finzioni, della Provincia di Napoli, nelle dichiarazioni rilasciate al nostro giornale nella mattinata di ieri chiede al Comune di “metterci la faccia” e si dice sicuro che «…operare in condizioni difficili è possibile». (leggi l’intervista al presidente Pentangelo)

Oggi se da una parte la politica continuerà a “parlare” alla ricerca di una soluzione oggettivamente complicata da trovare, i lavoratori di Terme di Stabia continueranno a lottare per il loro futuro nella speranza di scongiurare il declino della loro azienda. Un declino cha appare sempre più concreto, segnato dai fantasmi di un debito abnorme di nove milioni di euro, da una ricapitalizzazione impossibile e da una privatizzazione che di certo non garantirà come priorità il loro posto di lavoro. Ma alla luce della storia degli ultimi anni, un declino sicuramente favorito dalle sciagurate gestioni imposte e certamente, queste sì, fallimentari.

Ivan Di Napoli

 

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