Il film, presentato dal direttore del museo britannico, Neil MacGregor, si basa sulla eccezionale mostra “Life and death in Pompeii and Herculaneum” (“Vita e morte a Pompei ed Ercolano”), ospitata a Londra dal 28 marzo al 29 settembre 2013, che ha riscosso un grandissimo successo.
Una coinvolgente rievocazione racconta la vita degli abitanti di Pompei, fiorente centro dell’antica Campania Felix, e di Ercolano, località marittima della costa vesuviana, al momento della devastante eruzione del 24 agosto dell’anno 79 d.C.
Le scrupolose ricostruzioni storiche sono accompagnate da musiche, poesie, oggetti quotidiani, reperti e testimonianze dell’epoca, che consentono allo spettatore di immedesimarsi completamente nella vita delle antiche città, e di trovarsi, d’un tempo, al foro, al mercato, alle terme, nelle tabernae.
Attraverso il film, gli antichi abitanti vivranno ancora, lotteranno e sogneranno, serenamente o disperatamente, tragicamente uniti dal destino comune di quell’eruzione che fermò ogni cosa, nel tempo e nello spazio, rendendola immortale.
La fitta coltre di cenere, lapilli e lava solidificata paradossalmente ha “protetto” domus e bettole, muri con i graffiti e frasi scurrili, lupanari e ville, ma anche beni mobili, come papiri, suppellettili, generi alimentari e migliaia di oggetti d’uso comune che raccontano storie di varia umanità.
L’itinerario, sia della mostra sia cinematografico, si snoda attraverso un percorso in una via antica, in cui lo spettatore entra direttamente in una domus, visitandone l’atrium, il tablinum, il peristilio, le camere private.
L’evento cinematografico, girato in alta definizione al British Museum nel giugno scorso, è stato portato in Italia da Microcinema, la società di distribuzione che già porta in sala alcuni dei più importanti palcoscenici del mondo: Metropolitan Opera di New York, Teatro Alla Scala di Milano, Opéra National de Paris, Gran Teatro La Fenice di Venezia, Maggio Musicale Fiorentino e Festival Pucciniano di Torre del Lago.
Grande attesa, dunque, per quella che viene considerata una narrazione fedele e completa della vita all’ombra del Vesuvio di duemila anni fa, in una delle più grandi ricostruzioni mai viste al cinema.
Agnese Serrapica