Nel corso del pomeriggio, mentre eravamo al fianco dei tanti che si stavano prodigando nelle ricerche per documentare ai nostri lettori quanto sta accadendo, abbiamo avuto occasione di scambiare qualche battuta con gli uomini dei Vigili del Fuoco e della Guardia Costiera.
“Purtroppo la corrente è estremamente violenta. Stiamo lottando da questa mattina contro questo fiume gonfio d’acqua che non ci rende per nulla facile il lavoro. Esclusa la possibilità di immergerci, praticamente la visibilità è zero, abbiamo cominciato ad operare con questa macchina molto sofisticata che tenuta nell’acqua riesce a disegnare, come se fosse una ecografia, il letto del fiume e quindi ad individuare tutte le forme, gli oggetti e quanto è posato sul fondo”. Lo stesso pompiere poi ci confida che in più occasioni sono stati tratti in inganno da oggetti, spesso rifiuti, che ad un’analisi più dettagliata si sono rivelati per quello che erano.
Infatti in immersione, in queste condizioni di visibilità e di piena, un uomo in acqua è estremamente vulnerabile. Sotto il pelo dell’acqua gli esperti che stanno lavorando sul campo, ci assicurano che la corrente è ancora maggiore e gli oggetti trasportati da essa possono essere veramente letali per un uomo.
“La forza dell’acqua è veramente impressionante – continua il Pompiere – tanto da dover essere in due a sorreggere piccola macchina che stiamo usando per scandagliare il fondale per non rischiare di vedercela scippare dalla corrente. stiamo operando secondo le procedure e non stiamo tralasciando nulla per ottenere il risultato che tutti aspettano”.
In mattinata, tra l’altro, i sub si sono immersi anche in altri punti del Sarno, verso la foce. “Nelle immersioni effettuate – continua il nostro interlocutore – non abbiamo riportato risultati positivi pur avendo provato a sondare le aree che avevamo individuato come le più probabili per un eventuale incagliamento della Panda sparita nelle acque del fiume. Nel corso dell’immersione ci siamo anche accorti che la rete che era alla foce, oggi non c’è più, ma a mio parere il fiume crea troppe anse per far sì che l’auto che stiamo cercando sia finita in mare”.
Per provare altre soluzioni bisognerà attendere che la corrente si calmi e che la piena si sgonfi almeno parzialmente, per il momento si continua a scandagliare il letto del fiume. “Solo se le condizioni lo permetteranno – continua il guardiacosta – entreremo in campo anche noi con i palombari leggeri che ancorati al fondo del fiume con le giuste zavorre potranno operare con una specie di metal detector e provare ad individuare l’utilitaria che al momento sembra essere del tutto scomparsa”.
Le ultime parole sono state quelle del responsabile delle operazioni di ricerca nel salutare tutti gli operatori dell’informazione: “Ci vediamo domani, siamo molto vicini alla soluzione”.
Gennaro Cirillo