“Ognuno sceglie il proprio lavoro. E’ vero che non sono sempre in strada, ma quando intervengono le scontano proprio tutte”. E’ la frase di uno degli uomini della Guardia di Finanza presente in via Ripuaria a Pompei con il quale abbiamo scambiato una battuta sotto la pioggia che in questa umida giornata autunnale ha pienamente interpretato l’animo di una intera comunità.
Stavamo parlando degli uomini dei Vigili del Fuoco. Da due giorni, con la consapevolezza della tragedia che si sta presentando ai loro occhi, sotto gli occhi di tutti, sotto gli occhi dei tanti che conoscevano Nunzia e Anna, lavorano incessantemente dall’alba a ben oltre il tramonto.
Si sonda il fondale, melmoso, di quello che ancora chiamiamo fiume. Quello che era diventato il fiume più inquinato d’Europa, da due giorni ha inghiottito due donne e sembra non avere alcuna volontà di restituirle alla loro famiglia, alla loro gente, ad una intera frazione, quella di Messigno, periferia sud di Pompei, dove mamma e figlia vivevano ed erano parte integrante della comunità.
Una sfrontatezza quella del Sarno che non accenna a desistere neanche di fronte ai continui tentativi del Pompieri che con tutto l’impegno stanno provando ad individuare il veicolo sul quale Nunzia ed Anna viaggiavano verso il futuro. Un futuro fatto di studio per la giovane Anna, studentessa universitaria, iscritta ad Ingegneria alla Federico II di Napoli, e certamente fatto di speranze, sogni, ambizioni ed amori.
Un futuro di concretezza quello di Annunziata, Nunzia, come tutti la chiamavano. La concretezza di una mamma che ogni mattina si sveglia prestissimo perchè c’è tanto da fare, tanto da organizzare. Portare la figlia ai mezzi per raggiungere il capoluogo, ma tornare in fretta a casa dove ad attenderla c’è Matteo, l’altro figlio, che deve essere accompagnato a scuola, senza mai dimenticare di passare a prendere l’amico e compagno di classe di sempre con il quale raggiungere il liceo di via Acquasalsa. E poi tutta una giornata da dedicare alla famiglia.
E intanto anche per questa seconda notte da incubo, nulla di fatto. In mattinata si ricomincia a cercare con nuove tecnologie, con gli uomini dei Vigili del Fuoco di Castellammare di Stabia e di Napoli, con i sub che sono giunti da Napoli, Salerno e Roma.
Vogliamo poter dire che ci hanno lasciato, vogliamo poterle piangere e non dover affrontare ancora un altro giorno con l’incredulità che Nunzia ed Anna siano state inghiottite dal “mostro Sarno”, che mostro lo è diventato solo per demerito degli uomini, per l’incuria di chi non ha fatto il proprio dovere. Certo il fato, il caso ha fatto sì che la Panda di Nunzia impegnasse l’incrocio proprio mentre un’altra tragedia, quella del finanziere che le ha centrate con la propria auto, giungeva, con grande colpa, su quell’incrocio maledetto. Un tratto di strada unicamente servo del Centro Commerciale, studiato male e realizzato peggio. Noi del Gazzettino denunciammo quel cattivo risultato dettato dalla solita fretta che come sempre è cattiva consigliera di chi se ne frega del buon risultato, ma si interessa solo dei propri buoni risultati. GUARDA IL VIDEO
Oggi in tanti si mostrano affranti di fronte alla tragedia, alcuni attaccano duramente altri per non aver dato il giusto peso al dramma che Pompei sta vivendo; altri pensano ad un lutto cittadino, che certamente giunge in gran ritardo. Tanti altri ancora “giocano” allo scaricabarile; la colpa non è mai di nessuno, c’è sempre qualcun’altro che non ha visto, fatto, denunciato, operato.
Tutti sono troppo in campagna elettorale per pensare che da qualche parte c’è qualcuno che sta male, qualcun’altro che sta piangendo e non vuole tornare a casa, perché lì non troverà più sua mamma.
Bisogna ridare dignità a Nunzia ed Anna, bisogna ritrovarle.
Abbiamo anche bisogno di sapere di chi è la colpa. Non credo ci sia, in nessuno, voglia di vendetta, ma sicuramente c’è voglia di giustizia.
La “finta” barriera di metallo che al termine di via Morese ha fatto da porta per l’inferno alle due donne, non convince nessuno. Nemmeno i giudici che la hanno sequestrata e fatta portare presso il tribunale di Torre Annunziata. Una barriera finta perché era già sgangherata, dissaldata dal parapetto in cemento del ponte sul fiume. Mai riparata dopo un precedente incidente che l’aveva danneggiata. Qualcuno pensò bene di raddrizzarla di metterla dritta, come può essere dritta solo una finta barriera di sicurezza: una “vera” barriera di burro che si è sciolta all’impatto dell’auto impazzita. Una carambola pazzesca, pericolosa, dura che si sarebbe dovuta concludere nella giusta barriera che deve dare sicurezza e forza anche alla tragedia, una carambola che invece è finita “in buca d’angolo”.
Solo pochi giorni prima tre ragazze si erano trovate in acqua per colpa propria, forse; per colpa di un altro buco nella barriera approssimata che dovrebbe proteggere tutti, anche i pedoni, dagli argini ripidi e trascurati del “fiume”. Bene, le tre giovani, molto più fortunate, si erano salvate e, tragica ironia della sorte, la stessa Anna Riggirello avena letto il nostro articolo e dato un “mi piace” sulla pagina facebook del nostro giornale, più che all’articolo alla buona notizia. La sorte non ha usato lo stesso registro con lei e con sua madre.
Noi tutti restiamo in attesa che l’incubo si diradi e nel frattempo continuiamo ad elaborare un lutto ingiusto che comincia a chiedere giustizia; giustizia per Nunzia ed Anna, giustizia per tutti.
Gennaro Cirillo