L’ex assessore Riccardo Festa, allontanato dalla giunta dal sindaco Guadagno dopo il duro scontro in consiglio comunale con parte della maggioranza, ha inviato al nostro giornale una riflessione che definisce “una breve riflessione su alcuni comportamenti che gravano negativamente sulla possibilità di emancipazione, soprattutto, di piccole comunità”. Festa prende spunto da uno scritto di V. Mercadante titolando: “il familismo omertoso che uccide la comunità”. Di seguito la lettera integrale.
La possibilità di cambiamento della nostra comunità è fortemente ostacolata dal familismo, che si contraddistingue come uno dei primi sottovalori.
È uno dei primi perché gli altri derivano da esso, perché accomuna più di ogni altro gruppi di potere -qualsiasi forma essi assumano- perché è vissuto sia da chi gestisce il potere, sia da chi è a questo assoggettato. Questo comportamento è lo sviluppo negativo del sentimento della famiglia. Da valore positivo si è trasformato in valore negativo sotterrando tutti gli altri sentimenti come la legalità, il rispetto dell’altro e della sua diversità, il senso dello Stato, il rigore per il buon governo.
È un cancro della nostra cultura che si è fatto strada deformando i valori del cattolicesimo. Chi si oppone ai gruppi potere familistico, chi li contrasta, chi li critica deve essere eliminato. I metodi utilizzati sono vari. Screditare con ogni mezzo l’oppositore, deformare la realtà dei fatti, creare ad arte verità parallele per giustificare i propri comportamenti.
Questi gruppi sono capaci di convertire ciò che è un valore in qualcosa di molto negativo, tanto da sostituire l’amicizia con la legittimità, la diversità di trattamento con gli interessi comuni e generali. L’amicizia come valore può essere usata come scambio di favori tra chi esercita il potere e chi quel potere sostiene.
Una città dove è normale che la gente comunichi apertamente quello che sa, ma soprattutto quello che pensa, divenendo consapevole che da questo si possa distribuire conoscenza e trarre stimolo per la crescita ed il cambiamento è una città in grado di sconfiggere il potere familistico, dovunque esso si annidi.
L’essere fintamente cordiali con tutti, fingere di non vedere, non assumersi la responsabilità di ciò che si pensa veramente sono comportamenti di cui si nutre tale potere.
Gli uomini di cui servirsi sono quelli prudenti, accorti, quelli che parlano poco e che pesano bene ciò che dicono tanto da esprimerlo in modo così contorto che in ogni momento successivo possa essere ritrattato.
Ecco, in questi luoghi chi parla è vile, chi comunica fa lezioni, chi ha idee e costruisce pensieri autonomi è pericoloso. È proprio in questi luoghi, dove il silenzio è oro, che bisogna urlare come nella celebra fiaba di Andersen: il Re è nudo!
Riccardo Festa
Responsabile Politiche Territoriali SEL Napoli e provincia.