A venire giù più che sotto i colpi delle intemperie, sotto la mannaia dell’indifferenza che genera incuria e abbandono, un muro di una bottega in via Stabiana ma anche una parte di intonaco della Casa della Fontana piccola.
In tanti accusano, tra questi i sindacati, la mancanza di manutenzione, mentre la soprintendenza del beni archeologici di Napoli e Pompei risponde che i lavori di ripristino sono pronti a partire, al massimo per metà mese. Magari, diremo noi, un po’ troppo tardi per queste ulteriori vestigia ormai nell’elenco di ciò che non avremo più.
Nell’ambito del Grande Progetto Pompei, e a seguito della conclusione della gara relativa, già bandita e in assegnazione, a metà dicembre inizieranno i lavori per la messa in sicurezza di tutte le murature della Regio VII del sito archeologico. I lavori partiranno in via di urgenza con il ripristino della parte superiore proprio del muro della bottega (Regio VII insula I, civico 29) adiacente a via Stabiana. A seguire, nelle settimane successive, inizieranno i lavori di messa in sicurezza delle Regiones VI e VIII, le cui gare sono in via di conclusione. La soprintendenza rassicura che gli interventi di restauro consentiranno di superare il fenomeno del degrado delle murature, spesso realizzate, come in questo caso, con pietrame minuto e malta molto povera.
Intanto il ministero conferma che, anche in base alle decisioni prese con il decreto “Valore Cultura”, sarà nominato un direttore generale coadiuvato da una squadra che punterà con urgenza agli interventi di messa in sicurezza, restauro e valorizzazione necessari per il rilancio del sito archeologico.
Ma i sindacati restano scettici. Per Antonio Pepe, il rappresentante della Cisl degli Scavi, gli ulteriori crolli avvenuti oggi negli Scavi di Pompei sono, infatti, ”un segnale che la Sovrintendenza si deve dare da fare, perché la manutenzione ordinaria è stata trascurata da troppi anni e i crolli ne sono la conseguenza”.
Per il rappresentante dei lavoratori non è possibile che in servizio presso un parco archeologico dell’estensione di Pompei ci siano appena tre operai. Sarebbe una questione di logica spostare gli altri operai a disposizione della soprintendenza, almeno momentaneamente sul sito pompeiano per fronteggiare la forte emergenza.