Più che “Archeodulcis” ci sarebbe bisogno di una vera archeologia stabiese

Scavi StabiaeDal prossimo 4 dicembre fino al 6 gennaio 2014 la Reggia di Quisisana aprirà le sue porte a una grandiosa esposizione di prodotti della migliore arte pasticciera.

La particolarità e l’unicità di questa mostra dolciaria, denominata significativamente ARCHEOdulcis,  sarà quella di avere come protagonisti 40 siti archeologici vesuviani interamente riprodotti in pasta di zucchero e gelatina alimentare.

Intorno a queste ricercate creazioni ruoteranno rassegne cinematografiche, conferenze storico-didattiche riservate agli studenti degli istituti di I e II grado, mostre pittoriche, laboratori di arte pasticciera.

 

L’iniziativa promossa dal Club Pasticcieri Italiani, in collaborazione con l’Azienda di Cura Soggiorno e Turismo e la Città di Castellammare di Stabia, si è avvalsa, inoltre, dell’aiuto delle tante associazioni di volontariato attive all’interno del comprensorio stabiese.

Obiettivo dichiarato degli organizzatori è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica, attraverso l’abilità e la creatività artigianale, su quello che è lo stato rovinoso del patrimonio culturale e archeologico di tutta l’area dei Monti Lattari.

L’ARCHEOdulcis è, onestamente, difficile da inquadrare. Non si capisce, infatti, se si tratta di una mostra tradizionale, a scopo didattico e divulgativo, o di una semplice esibizione di prodotti di pasticceria, benché di altissimo livello. La verità, e non ce ne vogliano gli organizzatori, è che iniziative del genere non servono al tanto sospirato rilancio del turismo e dell’archeologia stabiese.

Non servono perché si ha tanto l’impressione che simili eventi siano dei surrogati, chiamati a supplire alle deficienze e alle latitanze croniche del comprensorio vesuviano-stabiese. Una voragine che è prima di tutto istituzionale, con enti locali e soprintendenze assenti. Ma soprattutto va registrata la mancanza dell’archeologia vera. Quella capace di condurre ricerche, scavi, progetti. Non so se questo vuoto sia da imputare alla scarsezza di archeologi capaci oppure, molto più verosimilmente, all’assoluta indifferenza nei confronti di una seria politica del turismo. La città di Castellammare, purtroppo, è ricca di attori da operetta.

Soggetti assolutamente inerti e privi di alcuna idea di progettualità. Ricordo solamente la fondazione RAS e il Comitato Scavi di Stabia. La stessa Azienda di Cura, Soggiorno e Turismo che cos’è? Uno slogan? Un’istituzione? E soprattutto ha più senso chiamarsi così quando la Cura – impianti termali -, il Soggiorno – strutture ricettive del tutto insufficienti -, e il Turismo – degrado totale del patrimonio naturale e archeologico stabiese –  sono oramai sprofondati in un nero abisso?

 

In questi dieci giorni la città di Castellammare ha vissuto un vero e proprio thriller: prima l’inappropriato proclama dell’onorevole Scotto, a cui naturalmente ha fatto eco lo staff della sua segreteria, in merito all’inserimento delle Ville di Varano tra i siti Unesco – cosa data per fatta ma del tutto avveniristica -, la truffa del premio Libero D’Orsi – con la discutibilissima premiazione che proprio oggi avrà luogo – e infine la mostra dolciaria dell’ARCHEOdulcis. Questi tre momenti sono tra loro legati in un certo senso. Legati dalla loro estemporaneità, poiché difficilmente inseribili all’interno di un progetto chiaro e intellegibile di rilancio turistico e culturale per la città di Castellammare di Stabia.

Angelo Mascolo 

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