“Gesù è nato a Napoli”, Luciano De Crescenzo presenta il suo ultimo libro

unnamed (1)Martedì 10 dicembre 2013, alle ore 17.30, presso il Complesso Monumentale San Gennaro all’Olmo (via San Gregorio Armeno, 35 – Napoli) Luciano De Crescenzo presenta la sua ultima fatica letteraria, Gesù è nato a Napoli.

 

La mia storia del presepe, edito da Mondadori. Ad addentrarsi con l’autore tra le storie che compongono una delle più amate tradizioni del presepe, Pasquale Esposito e Gigi Marzullo. Modera Francesca Viti. Nel corso dell’incontro, il M° Carlo Missaglia eseguirà alcuni brani ispirati alla tradizione del Natale.

“La suddivisione tra quelli a cui piace l’albero di Natale e quelli a cui piace il presepe, tra alberisti e presepisti, è tanto importante che, secondo me, dovrebbe comparire sui documenti di identità. – racconta Luciano De Crescenzo – Il primo tiene in gran conto la Forma, il Denaro e il Potere; il secondo invece pone ai primi posti l’Amore e la Poesia.
Tra le due categorie non ci può essere colloquio, uno parla e l’altro non capisce. Quelli a cui piace l’albero di Natale sono solo dei consumisti. Il presepista invece, bravo o non bravo, diventa creatore e il suo Vangelo è Natale in casa Cupiello”.

Luciano De Crescenzo ricostruirà con la consueta ironia le origini del presepe, da Virgilio a Eduardo, e ritrae a uno a uno i personaggi che lo compongono: dai Re Magi a Cicci Bacco, da Benino al Pastore della Meraviglia.

“I pastori debbono essere quelli di creta, fatti un poco brutti e soprattutto nati a San Gregorio Armeno, nel cuore di Napoli, e non quelli di plastica che vendono al supermercato, e che sembrano finti; – prosegue De Crescenzo -i pastori debbono essere quelli degli anni precedenti e non fa niente se sono quasi tutti scassati, l’importante è che il capofamiglia li conosca per nome uno per uno e sappia raccontare per ogni pastore nu bello fattariello…”

Nessuno come Luciano De Crescenzo sa raccontare le storie che compongono una mitologia, sia essa dell’antica Grecia o della nostra vita quotidiana ed immaginare i pastorelli discutere, litigare, spettegolare, quasi come a trovarsi in un basso napoletano. “Vorrei che leggendo questo libro – spiega De Crescenzo – i pastori del presepe diventassero come dei vostri parenti, degli zii o dei cugini, dei personaggi di famiglia a cui si vuole bene.”

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