Patto tra i sindaci per unire le città della “zona rossa” del Vesuvio. La replica: “vogliono solo il condono edilizio”

vesuvio1Un patto tra i Sindaci dei paesi della zona rossa è l’iniziativa concordata ieri per sancire l’unità di veduta sulle questioni collegate alla zona rossa e al rischio Vesuvio. Nominando capofila il comune di Sant’Anastasia, i sindaci si muoveranno, con una unitaria veduta di approccio, per far comprendere agli Enti sovra comunali la priorità che hanno la messa in sicurezza, le infrastrutture e lo sviluppo possibile dei paesi “vincolati e bloccati” dalla legge 21/2003 e per questo adotteranno una condivisa e unitaria delibera nei rispettivi Consigli Comunali, sulla quale stanno già lavorando i tecnici dei comuni.

Riuniti in sala giunta di palazzo Siano, ospiti del sindaco Carmine Esposito, i sindaci e gli assessori dei comuni di San Giuseppe Vesuviano, Pollena, Ottaviano, Somma e Terzigno hanno raggiunto un accordo che apre un nuovo scenario sulla ormai non più rinviabile valorizzazione dei territori mortificati da dieci anni di blocco totale derivanti dalla zona rossa: unirsi in un patto tra sindaci ed esprimere un’unica linea politico-amministrativa sulle priorità comuni. Oggetto delle questioni il Piano Paesaggistico regionale, i condoni a rischio blocco o inapplicati, i mancati vantaggi previsti dalla ormai matura legge 21/2003, che ha “compiuto” 10 anni di missione per bloccare l’aumento demografico nei comuni della zona rossa, ma nulla ha prodotto delle opere necessarie ad aumentare i livelli di sicurezza dei territori.

“Sono ovviamente soddisfatto dell’incontro di ieri con i colleghi sindaci e, direi, ancor più responsabilizzato dalla loro comune volontà di nominare capofila Sant’Anastasia per le azioni politico-amministrative che insieme faremo soprattutto nel seguire da vicino l’iter del Piano Paesaggistico Regionale, unico strumeCarmine Espositonto che attualmente apre uno spiraglio concreto alle questioni dei nostri territori bloccati da tanti vincoli. Ci unirà – dice  – un “patto tra sindaci” allo scopo di fare quello che, come sindaci, sentiamo il dovere di fare: mettere in campo azioni per far comprendere la urgente necessità di abbattere i gradi di rischio dei nostri territori.

 

Il Governo e la Regione devono sempre meglio comprendere il diritto che rivendichiamo di garantire ai nostri cittadini di poter vivere in paesi messi realmente in sicurezza. Noi sindaci vogliamo poter realizzare la tutela del territorio dai rischi idrogeologici, vulcanici e sismici; la valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico; lo sviluppo sostenibile dei sistemi di trasporto; la riqualificazione ed il recupero urbano; lo sviluppo territoriale e produttivo; vogliamo veder realizzate quelle opere infrastrutturali/vie di fuga che avrebbero dovuto innalzare i gradi di sicurezza del territorio e permettere un ragionevole esodo in caso di emergenza; potenziare e/o realizzare attività ricettive adeguate; avviare un sistema virtuoso per la rigenerazione/riqualificazione edilizia ed urbanistica che, tra l’altro, potrebbe contribuire a rimettere in moto realmente l’economia locale”.

“Sono felice e sereno – dice l’ass. Giancarlo Graziani – perché vedo le Amministrazioni dei comuni della zona rossa unite su questa problematica e decise a dare alla Regione ed allo Stato questo forte segnale di unità, per far comprendere la necessità di dare risposte concrete alla forte domanda, madre di tutte le questioni, di messa in sicurezza e valorizzazione che viene da questi territori”.

La reazione dei Verdi: “vogliono solo il condono edilizio”. “In realtà – dichiara il membro dell’ esecutivo nazionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli – dal documento ufficiale appare evidente che l’ unico interesse che accomuna queste amministrazioni è quello di ottenere nuovi condoni edilizi e possibilità di realizzare ancora edificazioni e cementificazione del territorio rendendo ancora più pericolosi i loro comuni davanti alle emergenze. Tutto ciò è in pieno contrasto con la messa in sicurezza del territorio e soprattutto con i piani di fuga in caso di eruzioni o terremoti. Questi amministratori non tengono conto neanche degli ultimi allarmi lanciati da Flavio Dobran, esperto di vulcani e docente della “New York University” che ha annunciato scenari catastrofici in una sua recente lezione affermando che «il Vesuvio che “dorme” dal 1944 esploderà con una potenza mai vista ed in appena quattro minuti inghiottirà già 5 o 6 Comuni della zona rossa».

Se oramai però regna l’ anarchia nella zona rossa del vesuviano è soprattutto responsabilità della Protezione Civile Nazionale che non aggiorna il piano di fuga, non investe risorse e non promuove esercitazioni da ormai un decennio”.

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano