Contro il cancro della rassegnazione

terra dei fuochiChi restituirà i morti di cancro ai loro cari? Chi restituirà la dignità e la civiltà a un pezzo del sud’Italia chiamato “terra dei fuochi”?

Chi compenserà la serenità e la fiducia nel futuro, ormai perdute da uomini e donne, giovani e anziani delle città di quella vasta area della provincia casertana e napoletana, ormai stuprata dai veleni sversati e bruciati per molti anni? Domande inquietanti, che gelano il sangue e alimentano rabbia e desolazione. In tale contesto il recente decreto del Governo , sia pur salutato come “un passo importate”, ha le sembianze di un pannolino caldo. Lo pensa anche don Patriciello, il parroco di Caivano, “quello aggredito” dall’ex prefetto di Napoli, quando sostiene che “il decreto non è la fata turchina”.

Ma la speranza non deve ancora una volta lasciare spazio alla morte di rassegnazione, prima ancora che di cancro. La speranza non è solo uno stato dell’animo, perchè a darle energia sono le azioni di tanti per un obiettivo di tutti. Ad alimentare la speranza virtuosa sono stati i tantissimi cittadini che si son visti al corteo antirifiuti “Fiumeinpiena”.

Sono i morti , tra cui bambini, che “lottano” con i vivi, perché il parroco di Caivano li ricorda a tutti con i loro poster attaccati sull’altare. Sono altri bambini, molti dei quali erano tra quelli fotografati a giocare tra cumuli d’immondizia e denso fumo nero, che ringraziano Gesù per “il regalo di altri giorni di vita”. Sono i tanti che hanno fatto conoscere al mondo i loro territori disseminati di morte, perché hanno riconosciuto che la vergogna non era raccontare la realtà ma far finta di non vederla.

Cittadini coscienti, perché finalmente comunità solidale nel dolore e nella disperazione. Gente eroica che è riuscita a mostrare la debolezza, in terre spesso caratterizzate dalla prepotenza, e dire al mondo che cercava aiuto, e forse perdono, per aver condiviso cose incondivisibili e dato fiducia a politici incapaci e spesso collusi con interessi criminali. “Oggi voglio gioire. Ne ho bisogno estremo – scrive il parroco di Caivano – per riprendere le forze. Per essere me stesso. Per dire grazie a chi si è impegnato. Il cambio di passo c’è”.

Oggi il Governo ha “detto” di esserci e di occuparsi dell’ apocalisse della “Terra dei Fuochi”, paragonata alla “peste nera seicentesca” dalla commissione parlamentare sui rifiuti. Domani e dopodomani, questo o altri Governi non dovranno tradire chi, in territori di frontiera, ha iniziato a smarcarsi dal cappio della camorra. Ritornare tra i tentacoli criminali è molto facile se a prendere il sopravvento è la delusione e la rassegnazione, quale conseguenza delle cose promesse e non fatte.

Antonio Irlando

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