Amedeo Maiuri dall’Egeo al Tirreno a cinquant’anni dalla scomparsa

OLYMPUS DIGITAL CAMERAIl direttore del Museo, dott. Plinio Caio Gracco, nel dare il benvenuto al numeroso pubblico presente, ha esordito ricordando brevemente la figura dell’eminente archeologo e il motivo per cui il cinquanterario si tenesse proprio al Museo Gracco. La ragione va ricercata nel fatto che il Museo è legato a Pompei, di cui Maiuri fu Soprintendente e Direttore degli Scavi dal 1924 al 1961, sia per quanto riguarda lo scopo istituzionale, che è quello di documentare l’importanza della pittura pompeiana nell’arte moderna e contemporanea, che prevede, tra l’altro, la ricostruzione di affreschi pompeiani scomparsi con il progetto “L’affresco ritrovato”, sia per ciò che attiene al fondatore del Museo, il Maestro Franco Gracco, che si è formato artisticamente ispirandosi a Pompei per tecniche e contenuti e che insegna agli allievi della sua scuola di pittura ad avvalersi degli strumenti usati dagli antichi maestri pompeiani. Oltretutto il Museo sorge a pochi metri dalla Villa dei Misteri, sulle cui celebri pitture, massimo esempio di antica pittura parietale romana, Maiuri scrisse ben due saggi pubblicati nel 1931 e nel 1947.

Proseguendo, il direttore ha sottolineato che il convegno si inserisce concettualmente in un programma culturale più ampio, chiamato “Terre Vesuviane, che ebbe una prima edizione qualche anno fa attraverso una serie di incontri, sempre al Museo Gracco, di archeologia, arte e letteratura su alcuni protagonisti della cultura sviluppatasi all’ombra del Vesuvio, e che ora viene riproposto mediante una mostra collettiva, allestita fino al 12 gennaio, di pittori “vesuviani” (Gennaro Calabrese, Ottavio Caldara, Giuseppe Ferraro, Franco Gracco, Tiberio Gracco, Vittorio Miranda, Peppe Rosamilia), i quali ci ricondano l’importanza di questi territori troppo spesso bistrattati, ma che meritano invece di essere sempre più valorizzati.

Dopo i saluti dei Presidenti dei rispettivi club Rotary e Inner Wheel Angelandrea Casale e Anna Maria Paia, gli illustri relatori Salvatore Ferraro, Natalia Alterio e Salvatore Ciro Nappo, spesso servendosi di opportune diapositive, hanno passato in rassegna alcune delle tappe fondamentali della vita di Amdeo Maiuri, tra aneddoti e cronache di scavo, con particolare attenzione ai suoi rapporti non solo con gli Scavi di Pompei, ma anche con le vicine realtà archeologiche di Stabiae, Nocera, Penisola Sorrentina e Oplonti. Ne è uscita fuori l’immagine di uno studioso appassionato e diligente che, oltre a preocuparsi di riportare alla luce il reperto, provvedeva a fornire ai visitatori quegli strumenti culturali, come le pubblicazioni e le “storie” create a margine dei ritrovamenti, che permettessero di farne tesoro.

Il disegno preparato dal Maestro Gracco per la locandina del convegno sintetizza bene la figura di Maiuri, allorché lo ritrae con uno sguardo rivolto allo scavo, il suo presente che costituisce il nostro passato da custodire, e un altro lungimirante rivolto a noi spettatori, come prevedendo i futuri sviluppi che lo scavo avrebbe avuto nel tempo, auspiscandosi forse che esistesse sempre qualcuno in grado di apprezzarne l’eredità.

 

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