Proseguendo, il direttore ha sottolineato che il convegno si inserisce concettualmente in un programma culturale più ampio, chiamato “Terre Vesuviane, che ebbe una prima edizione qualche anno fa attraverso una serie di incontri, sempre al Museo Gracco, di archeologia, arte e letteratura su alcuni protagonisti della cultura sviluppatasi all’ombra del Vesuvio, e che ora viene riproposto mediante una mostra collettiva, allestita fino al 12 gennaio, di pittori “vesuviani” (Gennaro Calabrese, Ottavio Caldara, Giuseppe Ferraro, Franco Gracco, Tiberio Gracco, Vittorio Miranda, Peppe Rosamilia), i quali ci ricondano l’importanza di questi territori troppo spesso bistrattati, ma che meritano invece di essere sempre più valorizzati.
Dopo i saluti dei Presidenti dei rispettivi club Rotary e Inner Wheel Angelandrea Casale e Anna Maria Paia, gli illustri relatori Salvatore Ferraro, Natalia Alterio e Salvatore Ciro Nappo, spesso servendosi di opportune diapositive, hanno passato in rassegna alcune delle tappe fondamentali della vita di Amdeo Maiuri, tra aneddoti e cronache di scavo, con particolare attenzione ai suoi rapporti non solo con gli Scavi di Pompei, ma anche con le vicine realtà archeologiche di Stabiae, Nocera, Penisola Sorrentina e Oplonti. Ne è uscita fuori l’immagine di uno studioso appassionato e diligente che, oltre a preocuparsi di riportare alla luce il reperto, provvedeva a fornire ai visitatori quegli strumenti culturali, come le pubblicazioni e le “storie” create a margine dei ritrovamenti, che permettessero di farne tesoro.
Il disegno preparato dal Maestro Gracco per la locandina del convegno sintetizza bene la figura di Maiuri, allorché lo ritrae con uno sguardo rivolto allo scavo, il suo presente che costituisce il nostro passato da custodire, e un altro lungimirante rivolto a noi spettatori, come prevedendo i futuri sviluppi che lo scavo avrebbe avuto nel tempo, auspiscandosi forse che esistesse sempre qualcuno in grado di apprezzarne l’eredità.