L’ultima partita dell’anno 2013 al S. Paolo propone un Napoli Inter, la sfida dei ricordi, la sfida tra il nuovo allenatore Benitez, con il suo nuovo credo, con la proposizione di una nuova impostazione tattica, quel 4-3-2-1 che gli ha fatto vincere trofei in una ogni squadra dove ha allenato. Dall’altro lato Walter Mazzarri, l’allenatore che a Napoli nei suoi quattro anni ha portato una nuova tipologia di lavoro, un’impostazione tattica studiata e basata sui calciatori che la società gli ha messo a disposizione, ha vinto una Coppa Italia e per due volte si è qualificato per la Champion League, ma soprattutto ha rivalutato diversi calciatori. Una differenza tra i due tecnici è nel rapporto con il proprio staff tecnico. Mazzari si confronta e parla continuamente soprattutto con il suo vice Frustalupi, soprattutto nei momenti cruciali della gara e sullo sviluppo di palle da fermo. Il tecnico azzurro dà l’impressione che è tutto studiato in allenamento e le poche volte che parla con i suoi è solo in funzione di qualche sostituzione. Come hanno preparato la partita, i due tecnici:
Benitez: presenta un Napoli con tre brevilinei alle spalle dell’unica punta Higuain, calciatori di superare con facilità l’uomo. Un centrocampo a due che copre una difesa schierata a quattro. Il gioco del Napoli si basa soprattutto sui passaggi nello stretto, soprattutto in fase offensiva, frutto del maggiore tasso tecnico. Cerca con il Pipita di far uscire quanto più possibile il centrale di difesa con l’idea di far entrare nello scacchiere tattico nerazzurro gli esterni alti d’attacco (Insigne e Martens). Il continuo possesso palla con le improvvise accelerazioni è uno dei punti base dello schema dell’allenatore spagnolo. Cosa non è andato invece è stata ancora una volta la fase difensiva, Maggio è l’emblema, proprio lui che con il tecnico livornese ha raggiunto la nazionale ha evidenziato in questo nuovo modulo i suoi limiti tecnici, sull’altro versante il francese Reveillere è poco propositivo. Migliore in campo il belga Mertens, non supera la sufficienza il capitano Maggio.
Mazzarri: Il tecnico livornese prepara la sfida con quel 3-5-1-1, mettendo alle spalle di Palacio, Guarin nelle vesti di uomo d’appoggio e pronto all’inserimento. Cura soprattutto sulle fasce, dove ha in Jonathan una vera e propria spinta e sul versante opposto un Nagatomo pronto a entrare nella zona di competenza di Maggio. La zona centrale di centrocampo è composta di due mediani puri, pronti a recuperare palla e far ripartire l’azione con Alvarez, il più tecnico della fase offensiva della squadra nerazzurra. Cambia tatticamente la gara, ma non il risultato, quando fa entrare Icardi e passa con la difesa a 4.
Il Napoli targato Benitez, ha portato un’evoluzione tattica, un’evoluzione che va oltre al modulo e allo stile di preparazione della gara e degli allenamenti. Per raggiungere gli obiettivi prefissati a inizio stagione servono gli interpreti. Allo stato attuale per competere e ridurre il gap con la prima della gara servono quegli innesti necessari e soltanto così l’allenatore, la società e tifosi possono sorridere.
Nando Zanga