Il nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Napoli ha eseguito un sequestro preventivo di circa 20 milioni di euro tra beni mobili e immobili, denaro, quote e partecipazioni societarie, nei confronti di 16 persone indagate per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità materiale commessa dal privato e abuso d’ufficio.
Le indagini dirette dalla sezione Reati contro la pubblica amministrazione della Procura di Napoli si sono concentrate in particolare sul settore dei finanziamenti, di origine comunitaria e nazionale, erogati per la formazione professionale.
Secondo gli investigatori, un ex assessore alla formazione pro tempore della Regione Campania, del quale non è stato reso noto il nome, unitamente ai tre dirigenti succedutisi nel ruolo di coordinatore dell’Agc 17 della Regione, con diversi sistemi di frode hanno consentito a vari imprenditori di accedere a finanziamenti pubblici in violazione alla normativa sugli appalti, in alcuni casi adottando procedure in aperta violazione della disciplina vigente, in altri omettendo l’indizione delle previste procedure di gara.
Al termine delle indagini è emerso come le persone coinvolte avessero tentato a vario titolo di accedere a finanziamenti pubblici per oltre 200 milioni di euro, riuscendo a ottenerne effettivamente circa 20 milioni.
Nel caso del progetto ‘Buone prassi’, per il quale la Regione Campania aveva stanziato un finanziamento di 8.755.638 euro, dirigenti della Regione addetti alla gestione dei fondi hanno promosso, secondo l’ipotesi accusatoria, la sottoscrizione di più decreti dirigenziali tesi a dare copertura giuridica a un finanziamento di 9 milioni di euro da dividersi tra le società classificatesi ai primi tre posti nella graduatoria dei concorrenti, in aperto contrasto con la delibera di giunta regionale nr. 457 del 19 aprile 2006, la quale attribuiva solamente 3 milioni di euro alla prima classificata.
L’artifizio documentale ha quindi comportato il triplicarsi del costo complessivo del sussidio. In un altro caso gli addetti al ricevimento delle domande di ammissione ai finanziamenti hanno direttamente manipolato l’ordine di arrivo delle stesse, falsandolo a tal punto da inficiare tutta la cronologia di presentazione a favore di mirati beneficiari, che hanno così potuto accedere indebitamente ai contributi a discapito di altri, considerato che proprio il momento di consegna della domanda era elemento basilare per la formazione della graduatoria.
La condotta fraudolenta, scrive il procuratore aggiunto Francesco Greco, “era diventata talmente sistematica e collaudata che i responsabili avevano persino istituito una sorta di ‘contabilità parallela’ delle domande ‘gestite’ in maniera illecita”.