Vogliamo parlarne della fame in Siria che interessa ormai metà della popolazione secondo quanto riferisce il “Programma Alimentare Mondiale” dell’Onu e del fatto che nel 2014 gli sfollati saranno oltre quattro milioni e i rifugiati all’estero circa tre milioni, o qualcuno pensa di rovinarsi il Natale?
Vogliamo parlarne di chi fa finta di niente e scrolla le spalle ogni mattina?
Vogliamo parlarne di chi deve occuparsi del bene comune e invece si occupa solo del proprio orticello?
Vogliamo parlarne di tanti giovani che non immaginano il proprio futuro perché schiacciati dalla precarietà del presente?
Vogliamo parlarne degli scavi di Pompei che inesorabilmente crollano ogni giorno mentre il mondo accusa l’Italia di non occuparsene nonostante i milioni di euro disponibili?
Vogliamo parlarne del governo che fa una legge dove prevede di occupare 500 giovani laureati nei beni culturali, pagandoli per un anno molto, ma molto meno, di chi… ma non è bello dirlo? Vogliamo parlarne di Papa Francesco che invita il catechista a non essere “codardo” o piuttosto una “statua da museo” e neanche “sterile”, mentre in tanti, anche in ruoli pubblici al servizio della collettività, lo sono con atteggiamenti arroganti e compiaciuti?
Vogliamo parlarne di che cos’è la vertigine (per dirla alla Jovannotti), “se paura di cadere o voglia di volare”? Vogliamo parlarne (per dirla alla Vasco Rossi) se “cambiare macchina è molto facile”, mentre “cambiare donna un po’ più difficile” o forse “Cambiare vita è quasi impossibile”?
Ma vogliamo parlarne proprio a Natale? No! Ma per evitare che un altro Natale passi invano senza capirne la novità, iniziamo almeno a pensarci, proprio da questo.
Forse cosi diventerà per davvero un “Buon Natale”.
Antonio Irlando