La Parrocchia Santa Maria delle Grazie e di San Gennaro, diretta da don Aniello Gargiulo, si arricchisce di un nuovo spazio destinato ai giovani, un piccolo gioiello da valorizzare intitolato alla memoria di Papa Karol Wojtyla.
Domenica 22 dicembre, infatti, al termine della solenne Celebrazione Eucaristica delle ore 11 e presieduta dal vescovo ausiliare di Napoli Lucio Lemmo, è avvenuto il taglio del nastro. Dopo oltre tre anni di silenzio, si riaccendono i riflettori ad illuminare il palcoscenico del piccolo teatro di Piazza San Gennaro. In un momento storico particolarmente difficile, con una crisi economica e sociale sempre più netta, grazie alla generosità dei fedeli e con il supporto del Banco di Napoli, è stato raggiunto questo importante tassello.
Ecco che la Sala Teatrale “Giovanni Paolo II” rappresenta, per l’intera comunità trecasese, non un approdo ma un punto di partenza per la diffusione delle idee e tradizioni. È un laboratorio del “fare”, luogo di socialità ed icona cittadina, destinato a compagnie di artisti per rappresentazioni, eventi, in una sola parola, luogo di cultura. Ad aprire le danze, lo spettacolo serale del gruppo “Les amis della comedie”, diretti dal mezzosoprano Aurelia Coppola.
Compongono il sestetto, oltre alla Coppola, la voce possente ed armoniosa del tenore di Grazia Angelo Scarpati, la tastiera di Giuseppe Caputo, il flauto di Nino Mastruzzo, la ciaramella e l’ottavino di Gennaro Marrazzo, coadiuvati dalla voce narrante dell’attrice Eva Contigiani. Il gruppo torrese ha allietato i presenti con brani della tradizione del Natale, dai più famosi Adeste Fideles, Quanno nascette Ninno o la Ninna Nanna di Brahms a brani popolari quali ‘O Zampugnaro nnammurate, ‘A nferta e Notte ‘e Natale, il tutto intercalato dalla declamazione di versi, ad esempio di Domenico Russi o Lello Lupoli.
Uno studio sapiente della tradizione napoletana contraddistingue Les amie della comedie, in un connubio magistrale di musica sacra e popolare, promotrice altresì dell’operetta e dell’opera lirica anche oltre i confini campani.
Fiorina Izzo