Tutto pronto a Ercolano per l’ufficiale candidatura a sindaco del primo eletto consigliere comunale tra le fila del Pd Ciro Buonajuto. “Il dato è tratto”: all’indomani della dichiarazione di affezione ai luoghi natii espressa da Buonajuto e dalla volontà dello stesso di anteporre le esigenze di Ercolano a mire “espansionistiche” in qualità di dirigente nazionale del Pd (direttamente nominato dal segretario Matteo Renzi) la giovane ma già affermata toga potrebbe sciogliere ogni ulteriore indugio e pubblicamente manifestarsi pronto a guidare la comunità in occasione delle prossime comunali.
Perifrasando l’Amleto di William Shakespeare potremmo dire che in paese non si mormora altro ormai che “ Buonajuto sindaco o non sindaco , questo è il problema se sia più nobile d’animo sopportare gli oltraggi, il lassismo e l’immobilismo dell’attuale governo cittadino o prender posizione contro tale stallo e votare il renziano doc”: non ce ne voglia il buon William ma la questione ercolanese è talmente datata e caotica da suscitare notevoli perplessità tra i cittadini.
Sarebbe ora che le vecchie glorie della politica ercolanese deponessero le armi, che chi ha fatto poco o nulla per la collettività andasse in pensione e soprattutto che gli onesti contribuenti di Ercolano tornino a credere nella politica per decenni ad oggi vista esclusivamente quale vitalizio ereditario per pochi fortunati casati indigeni. Questa è la realtà dei fatti che solo la presa di posizione di Ciro Buonajuto, forte di una tradizione politico professionale celeberrima, potrebbe mutare.
I giovani e non solo sono con Buonajuto ma è veramente giunto il momento di agire. Strazzullo dal canto suo rimane figura partitica e professionale di primo piano , ben determinata quindi a rimanere sulla poltrona di sindaco tra franchi tiratori e finti polemici. Perché si sa chi per 5 anni ha additato malamente l’attuale sindaco Strazzullo per poche briciole, miserabilmente alla “resinara”, sarebbe pronto poi a difendere e sostenere a spada tratta lo stesso. Della serie: incongruenze storiche di una comunità vesuviana ostaggio della più datata “questione meridionale”.
Alfonso Maria Liguori