Non si ferma “radio politica” a Ercolano. Nel calderone degli inciuci, dei pettegolezzi, delle “resinate” tipiche del posto ora bollirebbe la rabbia di chi si sentirebbe clamorosamente “messo da parte” nella corsa alla poltrona di sindaco in occasione delle prossime amministrative locali.
L’attuale sindaco Vincenzo Strazzullo ha già sguinzagliato fedelissimi e figlioli prodighi in paese per lanciare un chiaro monito ai possibili avversari: “ci siamo e abbiamo intenzione di restarci”.
Inequivocabile la posizione di Strazzullo, profondo conoscitore della fragilità ideologica di buona parte della politica indigena pronta a cambiare bandiera al minimo accenno di “concessione”. In questo marasma Ercolano affonda sotto il peso di disservizi indicibili: tra proclami balconistici ed eventi pseudo culturali unicamente ad appannaggio di pochi eletti si continua tristemente a compiere tortuosi percorsi in vicoletti angusti per raggiungere l’ASL, a combattere con barriere architettoniche nell’area cimiteriale e quel che è peggio a non comprendere le dinamiche operative di un’amministrazione di fatto assente nei confronti del popolo ercolanese.
La stessa giunta appare materializzabile solo attraverso iniziative promosse dai singoli assessori per gettare fumo negli occhi dell’elettorato alla vigilia delle prossime elezioni comunali, tentando penosamente di mostrare il proprio impegno sul territorio.
Ormai non ci casca più nessuno ma paradossalmente nulla muta nella cittadina degli scavi: sistematicamente infatti sono decenni che ci si trova governati dagli stessi figuri odiati dalla gente per 5 anni e poi miracolosamente rieletti a furor di popolo alle urne. Ironicamente parlando ci sarebbe da chiedersi se questi “fenomeni” abbiano ricevuto “grazia elettorale” in seguito a pellegrinaggi di gruppo in località di culto. In tal caso non rimarrebbe che “complimentarsi” con altrettanta amara ironia per tale divina concessione ottenuta però a discapito del progresso socio economico di Ercolano. Sempre che questo dato interessi poi realmente a qualcuno degli “addetti ai lavori”.
Alfonso Maria Liguori