Il Movimento 5 Stelle di Torre del Greco ha presentato il 12 gennaio, in occasione di un incontro con deputati e senatori del Movimento tenutosi a Castellammare di Stabia, una proposta di abolizione della tassa più odiata dagli italiani. Ecco in sintesi la proposta:
Il canone è stato istituito con un regio decreto nel lontano 1938, quando c’era solo la radio, un pesante mobile poco diffuso che era un genere di lusso, per cui chi lo acquistava poteva tranquillamente contribuire, attraverso il canone, alle trasmissioni. Oggi la situazione è molto diversa, ogni famiglia ha almeno un televisore ed il loro costo è crollato, attualmente è il principale elettrodomestico in casa, anche nelle famiglie più disagiate.
Nell’ultimo trentennio sono poi apparse le tv commerciali che basano i loro introiti con la sola pubblicità ed hanno un offerta variegata per cui molte persone guardano poco le reti RAI. Il canone però non è cambiato nella sua impostazione, ne è stato solo aumentato l’importo adeguandolo all’inflazione. Il canone oggi è a tutti gli effetti una tassazione che grava sulla famiglia, una tassa obbligatoria ma che viene molto evasa, vediamo perchè:
– pagando o meno non cambia nulla e si sa che non pagando non si subisce in genere alcuna conseguenza, pagare per non ricevere nulla di concreto non è piacevole per nessuno
– La RAI pur richiedendo il canone si finanzia anche con la pubblicità che negli ultimi anni è aumentata interrompendo la programmazione come avviene nelle TV commerciali
– la massiccia campagna pubblicitaria che la RAI propone ogni anno per invitare a pagare il canone suggerisce l’idea che la tassa sia un contributo volontario
– La tassazione dovrebbe essere proporzionale al reddito (art.53 costituzione), il canone invece è uguale per tutti quindi è incostituzionale, per le famiglie più povere ha un certo peso, questo non è giusto.
Crediamo che debba esistere una TV pubblica di qualità ma è necessario per quanto detto eliminare il canone così come è oggi ed inserire un contributo obbligatorio per tutti i contribuenti che garantisca entrate certe alla RAI. Tale contributo potrebbe essere inserito in dichiarazione dei redditi, dovrebbe bastare lo 0,3% dell’imponibile, con un tetto massimo che
potrebbe essere di 250 euro. L’attuale importo del canone si raggiungerebbe con un reddito di 37.600 € mentre per raggiungere il tetto massimo occorrerebbe un reddito di 83.000 €. In tal modo i meno abbienti, esentati dall’IRPEF, non pagheranno e con un imponibile di 20.000 euro si pagheranno 60 euro, quindi molto meno di adesso, contribuiranno però più persone in quanto in una famiglia potrebbero esserci 2/3 redditi. Il tetto massimo andrà eventualmente
rimodulato gli anni successivi in funzione del gettito ottenuto.
Si avrebbero i seguenti vantaggi:
– Contributo certo e poco variabile per la RAI
– eliminazione dell’evasione
– tassazione proporzionale al reddito come previsto dalla Costituzione
– eliminazione della campagna pubblicitaria fatta ogni anno dalla RAI per ricordare il pagamento del canone, gli spazi pubblicitarì così liberati potrebbero essere sfruttati profiquamente.
– eliminazione di una fastidiosa incombenza per il cittadino e per gli uffici postali sempre carichi di lavoro
– eliminazione del costo del versamento da pagare alle poste ed eliminazione del costo legato alla stampa degli appositi bollettini postali
– La RAI eviterà il costo legato all’invio di lettere ai nuovi nuclei familiari
– La RAI eviterà di inviare lettere ai cittadini non paganti con ulteriore risparmio di soldi e lavoro connesso alla rilevazione degli evasori
– Grazie a maggiori entrate e risparmi è prevedibile una minore attenzione all’audience con conseguente miglioramento della qualità dell’offerta.