La Sagra della porchetta e la legalità che fa da spettatrice

Sfogliando il programma della 35sima edizione della Sagra della Porchetta, immancabile appuntamento di inizio d’anno che ha luogo nella città di Sant’Antonio Abate, mi si sono rizzati i capelli nel leggere il nome di don Luigi Merola nel carnet dei vari eventi. Anche per i pochi che non lo sapessero, la fiera rappresenta un momento di goliardia e di folklore, in cui i riti religiosi si mescolano alle tradizioni abatesi più antiche.Fin qui niente di anomalo, se don Luigi Merola fosse un sacerdote come tutti gli altri. Ma non lo è.

Don Luigi è diventato il simbolo dell’opposizione alla camorra, della lotta alla legalità nei quartieri napoletani di frontiera. Un personaggio che ha conciliato, se vogliamo nella maniera più estrema, il messaggio evangelico improntato alla pace e all’amore. Ed è proprio per questo che non capisco la sua presenza nel calendario fieristico.

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Cosa ha da spartire con il folclore Don Merola? Come si può pensare di mettere nel giusto rilievo le sue parole, e il suo esempio, se al contempo stand e mercatini offrono i prodotti tipici del luogo? La decisione di una conferenza sulla legalità, che si terrà il prossimo lunedì 20 gennaio presso l’I.C.S. Mosè Mascolo, credo sia un’autorete clamorosa di tutto lo staff organizzativo. Le manifestazioni di legalità sono fondamentali. Ma devono, al tempo stesso, rappresentare dei catalizzatori per tutta la comunità civile. Il rischio che si corre è che interventi autorevoli come quelli di don Merola cadano nel vuoto, sommersi dalla chiassosa, e per carità giustificata, necessità fieristica.

Don Merola non andava invitato. Non in quest’occasione perlomeno. La domanda che sorge spontanea: si tratta solo di un errore marchiano o, invece, di una grave assenza di sensibilità? La rappresentanza politica della città non dovrebbe vigilare? Non dovrebbe porre un solco netto ra il folklore e la legalità? Perché, invece, non creare un evento ad hoc? Perché non fare anche di Sant’Antonio Abate una città in cui la legalità sia padrona e non un’appendice?

Alla fine della fiera, sembra proprio il caso di dire, tocca registrare questa prima, e speriamo ultima, occasione persa.

Angelo Mascolo

 

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