Che la minoranza di Starace fosse in difficoltà si era capito già all’indomani della elezione comunali. Una vera e propria debacle elettorale che si era consumata con la sparizione dal Consiglio Comunale del maggiore partito di opposizione, il pd, e un bottino magrissimo che non superava il 22%. Schiacciata dalla incolmabile superiorità numerica della maggioranza di Gennaro Cinque, la minoranza di Starace, che non ha mai voluto definirsi opposizione, non ha trovato spazio per esprimersi, né ha saputo incidere in maniera significativa nella vita politica della cittadina vesuviana.
Gli approcci disastrosi avuti con il resto del centrosinistra vicano hanno chiuso ogni possibilità di dialogo tra le forze di opposizione. Ha avuto luogo un lento disgregamento e anche i luoghi storici del centrosinistra hanno smesso di essere punto di riferimento per chi sognava a Vico Equense una rinascita culturale e politica che non avesse il sapore retrivo del solito centrodestra.
Il maggiore partito di opposizione, il pd, che si era rinnovato completamente con un gruppo di giovani promesse dopo la cocente sconfitta elettorale, non ha nei fatti saputo riprendere in mano il timone di una barca ormai sgangherata. Sotto i colpi quotidiani sferrati al direttivo da Amalia Durazzo, unica rappresentante, a suo dire, del rinnovamento vero del partito, il pd si è sfaldato al punto da tornare indietro di 20 anni, con un congresso finto e illegittimo dal punto di vista formale, nel quale l’hanno avuta vinta, proprio grazie alla Durazzo, una segretaria e un direttivo vecchio e senza alcuna qualità politica di rilievo.
Una situazione deprimente insomma per tutto il centrosinistra, che non vede sbocchi evolutivi, almeno per il momento e fintantoché l’avvocato Starace non declini ufficialmente le sue dimissioni insieme a Scaramellino e
Se il centrosinistra piange, il centrodestra non se la ride di certo. Situazione desolante anche su questo fronte, spaccato e frammentario nel suo insieme, incapace di creare opportunità nuove di sviluppo per Vico Equense. La guerra ingaggiata dal Sindaco Cinque con il Presidente del Consiglio suo omonimo non è assolutamente finita. Anzi rimane al centro del dibattito politico e ha ingessato tutta la maggioranza. Solo da pochi giorni si sono insediate le commissioni e sono stati nominati i presidenti, ma c’è da credere che non serviranno a nulla e che la Giunta e i funzionari comunali resteranno gli unici con le leve del potere in mano.
Ad oggi non si hanno certezze su chi prenderà il posto di Gennaro Cinque, a parte vaghe possibilità che vengono di volta in volta messe in campo. Forse Andrea Buonocore nuovo ras di Moiano, intercettatore di svariate centinaia di voti personali? Oppure una delle nuove leve, i bravi ragazzi Peppe Aiello e Luigi Svarese,fedelissimi del Sindaco? L’emergente Flora Beneduce-De Rosa si prepara al colpaccio?
Di certo il Sindaco non è stato capace di fare politica e di preparare una classe dirigente per il futuro pur potendo disporre di un ampio bacino di ricambio. Si è chiuso nella sua testarda convinzione di essere l’unico in grado di gestire la città e i suoi elettori facendo politicamente terra bruciata nel centrodestra. Dice che dopo il suo secondo mandato tornerà a vendere mobili a tempo pieno. E già in città ci si chiede cosa resterà di questi dieci anni di “Cinquismo” sfrenato.
Maria D’Ordia