Il comitato Gente del Sarno, nella figura del suo portavoce il dottor Orfeo Mazzella, depositerà in Regione, il prossimo 20 gennaio, l’elenco completo delle firme raccolte per l’abolizione del Grande Progetto Sarno, che prevede tra le altre cose, la costruzione di una seconda foce del fiume Sarno, gemella a quella naturale di Rovigliano. Le oltre seimila firme, raccolte in vari punti distribuiti su tutto l’agro nocerino-sarnese, costituiscono una presa di posizione chiara nei confronti di una certa idea di sviluppo del bacino idrografico del Sarno, avversata da quanti – e sono i più – vivono il dramma di una realtà inquinata e malarica.
Perché tutto il denaro bruciato negli ultimi trent’anni, ha reso la valle del Sarno, e in particolare il triangolo Torre Annunziata-Rovigliano-Castellammare di Stabia, una grande discarica per ogni genere di liquami. Ma soprattutto è da registrare il preoccupante aumento delle malattie tumorali, risultato di una pessima qualità della vita.
Le firme sono, da questo punto di vista, un segnale di consapevolezza da parte della gente. Incoraggiante in un certo senso, perché le adesioni dimostrano che non c’ è alcuna voglia di arrendersi. Al contrario, di combattere per ciò che è proprio.
A questo punto, la palla passa alle istituzioni che, forse senza meritarlo, hanno nuovamente l’occasione per fermare l’ennesimo scempio perpetuato ai danni del nostro territorio. Alla Regione, ma anche a quegli enti preposti alla tutela – mancata – del Sarno, diciamo di non sottovalutare simili iniziative civiche. Non solo perché esse sono il sale della democrazia, ma perché rappresentano anche il motore del cambiamento.
E’ in atto una lotta, culturale prima che sociale, per l’ambiente e la difesa della salute. Che non si può abortire. Che non bisogna in alcun modo ostacolare. Così come non bisogna omettere, in ossequio alle parole del filosofo inglese Hobbes, che uno Stato che nega il diritto alla vita non ha più alcuna ragione di esistere.
Angelo Mascolo