Purtroppo, chi sperava di vedere finalmente una luce nel lungo tunnel della ricostruzione del cinema Aequa è rimasto profondamente deluso. Per ora il cinema resta un miraggio. Lo scorso 21 gennaio il Consiglio Comunale era chiamato ad approvare la delibera con la quale si dava il via libera alla nuova Convenzione per la parziale gestione del cinema da parte del Comune, ultimo atto, era sembrato, per dare via libera alla ricostruzione.
La discussione sul tema è iniziata con una descrizione da parte del Vicesindaco Migliaccio del nuovo progetto elaborato sul tavolo di lavoro con le parti in causa durato un anno. Le novità principali sarebbero due e cioè la nuova dislocazione dell’ingresso ai box auto “a causa di insormontabili problemi tecnici”, oggi posto in via Satriano, sulla via Filangieri. Ma, soprattutto, il ritorno ad una unica sala teatro che sostituisce il multisala soprastante a dei locali commerciali, come previsto nella variante al progetto presentata nel 2011.
Nella relazione del vicesindaco la ricostruzione del cinema sembrava diretta conseguenza dell’approvazione della nuova Convenzione. Il successivo intervento del Consigliere Giuseppe Dilengite ha avuto però l’effetto di una doccia gelata che ha spento gli entusiasmi accesi da Migliaccio. Secondo Dilengite, infatti, si stava approvando un atto sostanzialmente inutile perché il vero nocciolo della questione era ben lontano dall’essere risolto,almeno stando agli atti allegati alla delibera. Pur dovendo approvare solo una convenzione, infatti, nella delibera era inserita tutta la documentazione relativa al tavolo di lavoro aperto dal vicesindaco e si descriveva il nuovo assetto del cinema concordato alla fine dei lavori. E su questi punti l’avv. Dilengite ha espresso con durezza e decisione tutte le sue perplessità. Innanzitutto, agli atti mancava la richiesta dei proprietari di un nuovo permesso a costruire. E, non in secondo piano, mancavano le autorizzazioni dell’Ufficio Urbanistica sull’aumento degli spazi e dei locali.
Infatti, ha ribadito Dilengite, gli unici permessi a costruire rilasciati dall’amministrazione Comunale sono relativi al progetto originario del 2003, con il quale si autorizzava la costruzione dei box auto e non era prevista la demolizione del Cinema. Della variante successiva, che riguardava la costruzione di un multisala con i locali commerciali, non è avvenuto nulla e il nuovo progetto di cui riferisce Migliaccio non è ancora stato presentato nei termini di legge, pur modificando sostanzialmente tutti e due i progetti precedenti. Soprattutto per quanto riguarda l’aumento delle grandezze che vengono raddoppiate e il cambio di destinazione d’uso dei nuovi locali definiti nella documentazione “pertinenziali” al cinema. Tra le altre cose Dilengite ha sottolineato che l’ingresso su via Filangieri favorisce l’accesso ai box, passati da un numero di quindici del progetto originale ai settantotto realmente costruiti e che, in sostanza, hanno fatto esplodere il problema della inadeguatezza dell’ingresso da via Satriano.
La pur legittima aspettativa dei proprietari del cinema di ottenere dal proprio bene il massimo vantaggio economico ha seguito, secondo Dilengite, una strada sbagliata determinando lo stallo del progetto che persino in questa ultima fase appare ancora molto confuso. Infatti, anche la presunta pertinenzialità al cinema dei nuovi locali, che non potranno avere uso commerciale, come il paventato supermercato di cui si parlava qualche anno fa, ha dei punti che vanno chiariti visto che al momento manca ancora la relazione e l’approvazione degli uffici competenti.
Nonostante le rassicurazioni del Vicesindaco sulla imminente presentazione degli atti, dopo l’attenta e necessaria valutazione degli uffici tecnici, Dilengite ha continuato a sostenere la sua linea. Non potendo arrivare ad alcun accordo e ritenendo giuste in gran parte le motivazioni messe in campo dall’avvocato , il Consiglio Comunale si è sciolto rimandando l’intera discussione a quando sarà in possesso di tutti gli atti necessari alla ricostruzione del cinema. Ovvero, di acqua sotto i ponti ne deve ancora passare.
Maria D’Ordia