Massa Lubrense, false fatture per 69 mln di euro e società fittizie: frode da 16 mln

finanza1Questa mattina i militari della Guardia di Finanza di Massa Lubrense hanno eseguito cinque ordinanze di misura cautelare, emessi dal gip del tribunale di Napoli, sui richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di cinque persone indagate con altre dodici per associazione per delinquere finalizzata all’evasione fiscale.

 

I cinque destinatari dei provvedimenti – Geppino Cascione, Salvatore Improta, Dario Miliano, i tre agli arresti domiciliari, i reali dominus delle diverse società coinvolte e due, Vincenzo Cammarota e Giovanni Casano i prestanomi, con obbligo quotidiano di presentarsi alla polizia giudiziaria – sono accusati di aver costituito sin dal 2004 un sodalizio criminale con lo scopo di evitare il pagamento delle imposte dovute attraverso l’emissione e utilizzazione di fatture false.

Il sistema di frode adottato era il seguente: gli imprenditori “di fatto” costituivano società effettivamente operanti nel campo delle prestazioni di servizi in materia d’impiantistica idraulica e metalmeccanica, amministrata da “teste di legno”; dopo aver emesso e utilizzato le fatture false, trasferivano fittiziamente le sedi intestando le attività a nullatenenti ovvero a cittadini stranieri e contestualmente distruggevano la documentazione amministrativo contabile istituita al fine di sottrarsi definitivamente alle obbligazioni tributarie.

Nel breve ciclo di vita alcune delle dieci imprese “apri e chiudi” coinvolte nel sistema di frode hanno ottenuto commesse per svariati milioni di euro attraverso appalti e sub-appalti da aziende di rilievo nazionale. Nonostante i fatturati milionari, le imprese coinvolte non hanno versato né imposte al Fisco né contributi all’Inps e Inail. Infatti, i debiti tributari e previdenzialkii maturati dall’utilizzo delle società sono stati illecitamente “azzerati”, ossia compensati con fittizi crediti Iva generati dall’utilizzo delle false fatture emesse dalle altre società coinvolte.

Gli altri soggetti, che ruotavano intorno all’associazione, sono indagati per aver commesso i reati di emissione di fatture per operazioni inesistenti, omesse dichiarazioni fiscali, occultamento di documentazione fiscale, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.

L’importo delle false fatture emesse e utilizzate è risultato pari a 69 milioni di euro, cui corrisponde un importo complessivo di imposta evasa di oltre 16 milioni di euro.

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