L’incidenza positiva del metodo Applied Behaviour Analysis (A.B.A.) e l’esperienza vissuta per l’inserimento scolastico di bambini autistici è stato il tema centrale di un incontro dal titolo “Rete Autismo: famiglia, scuola, ASL, Ente Locale”, tenutosi presso il IV Istituto Comprensivo di via Rosanea, diretto dalla dott.ssa Angela De Falco, che si è impegnata ad “aprire la scuola al mondo dei soggetti autistici ed agli esperti che si occupano della loro riabilitazione educativa”.
Medici, esperti del settore e familiari di soggetti con spettro autistico, hanno dato l’opportunità alla platea di docenti, insegnanti di sostegno e genitori di accedere a strategie teoriche e pratiche che aprono un varco verso il mondo autistico per acquisire elementi utili non solo alla comprensione del fenomeno.
“Sono molto sensibile alla problematica dell’autismo – dice il sub Commissario Giuseppe Amore – perché è una realtà che ci tocca da vicino. Dobbiamo costruire insieme a tutti i soggetti preposti una rete funzionante, che possa dare al soggetto autistico la possibilità di mettere in relazione i due mondi: il suo e il nostro”.
Presente negli Stati Uniti già dal 1957, l’A.B.A. si è affacciato “timidamente” nella Scuola italiana solo negli ultimi tempi come terapia di scelta per questa gravissima patologia infantile. Si fonda sull’uso dei principi scientifici dell’analisi comportamentale applicata per la modifica di comportamenti socialmente significativi e non conosce limitazioni nella sua applicazione, relative ad età o a patologie. Dove é necessario un cambiamento comportamentale, l’ABA offre non solo all’autistico, non verbale e non vocale, l’insegnamento alla comunicazione spontanea, l’autonomia personale, l’insegnamento di abilità indipendenti e possibilmente vocazionali, con incremento della qualità della vita dell’individuo e dei suoi familiari.
L’Associazione per l’Analisi Comportamentale, per regolare l’operato di chi applica l’ABA ha, dal 2000, indetto la Commissione per la Certificazione di Analisti Comportamentali (BACB). La BACB è l’unico ente internazionale si occupa di certificare persone che hanno completato un rigido percorso post-universitario teorico e pratico in ABA. Molti di questi analisti comportamentali certificati sono specializzati in Autismo.
“E’ importante ed esemplare quello che ha fatto la Dirigente Angela De Falco. Solo con l’impegno a costruire reti sempre più forti – dice il Prof. Giovanni Delrio, Presidente Consulta Regionale disabilità – nonché imparando ad agire a favore del processo di inclusione e collaborazione si possono far sentire a proprio agio questi bambini, in una comunità che li accoglie con amore. Non pensate che dovete avere, pensiamo a quello che insieme possiamo fare …”
Toccante la testimonianza di Francesco, carabiniere, papà di due bambini autistici: “…dopo di aver ricevuto, da ben 4 scuole, il rifiuto ad accogliere in classe i miei figli, sono approdato al IV I.C. Ho preso contatto con le persone giuste, ho potuto accedere alla legge 104 di cui non conoscevo le procedure e i piccoli sono stati accolti a scuola. Proprio in base a questa esperienza è stato pensato questo incontro. Mi chiedo, in un paese dal quale mi sono sentito tradito perché ho sperimentato netti rifiuti, cosa c’è per questi bambini dopo la diagnosi?”.
“Operiamo – dice la Dott.ssa Carmen Mosca, neuro psicomotricista – soprattutto nell’applicazione intensiva dei principi comportamentali per l’insegnamento d’abilità sociali (gioco, comunicazione, socializzazione, autonomia personale) e la correzione di comportamenti problematici come l’aggressività, l’autolesionismo, le ossessioni. Applichiamo principi scientifici e se la scuola ci offre la possibilità di agire all’interno, certamente tutti ne traggono giovamento e la riabilitazione educativa del bambino è favorita”.
“Nonostante la carenza di fondi, abbiamo operato delle scelte a tutela delle donne e dei bambini – dice il Dott. Maurizio D’Amora, Direttore ASL NA3 SUD – leggendo i bisogni, guardando alla crescita dei bambini, con lo sviluppo di una unità operativa complessa di neuropsichiatria infantile. Importante è l’informazione ai cittadini di quanti e quali servizi l’Asl, perché spesso non lo sanno, e offrire anche una comunicazione via web. Ma la cosa più importante è costruire insieme”.
“La grande novità – spiega il Prof. Francesco Di Salle, professore neuroscienze Uni – Salerno – sta nel riconoscimento della malattia come derivante da anomalia genetica e oggi siamo in grado di conoscere tutto il genoma e i tanti punti di ogni genoma, diversi fra loro, che inducono la malattia. Per la prima volta si stanno correlando farmaci mirati alla patologia e forse in due anni si arriverà agli studi clinici. In attesa di ciò è necessario insegnare ai bambini come recuperare la corretta comunicazione gestuale e verbale; mattone per mattone ricostruire la loro mente, con una terapia comportamentale e linguistica, dai segni alle parole. Se con la scuola si attuano meccanismi virtuosi, ispirati all’amore, possiamo migliorare molto”.