Dalle prime ore di questa mattina è stata condotta nei territori della provincia di Napoli, una vasta e articolata operazione anticrimine da parte della Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile della Questura di Potenza, con il supporto degli agenti della Squadra Mobile della Questura di Napoli e del Commissariato di P.S. di Afragola, diretta all’esecuzione di sette provvedimenti di
custodia cautelare in carcere emessi dal Gip del Tribunale di Potenza
Dr.ssa M.T. Petrocelli, su richiesta del pm Dr.ssa A. Pannone della Procura della Repubblica di Potenza, diretta dal Procuratore f.f. Dr.ssa L. Triassi, nei confronti dei componenti di
un’organizzazione malavitosa operante nei territori delle regioni di Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Emilia Romagna, Lazio, Molise, Piemonte, Puglia ed Umbria, tutti di origine campana, dedita all’esecuzione di delitti contro il patrimonio, segnatamente furti ai danni di gioiellerie attraverso il “taglio” a rettangolo delle serrande metalliche ed il foro a “caldo” delle vetrine di esposizione, con sottrazione di preziosi ed orologi di marca in vendita. L’operazione denominata “ZeroCarati”, condotta grazie ad un consolidato “protocollo investigativo” messo a punto dalla Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile, ha consentito di smantellare un attivissimo sodalizio malavitoso, specializzato nella consumazione di delitti di carattere patrimoniale, di elevato allarme sociale che, oltre ad incidere sul patrimonio delle vittime, attenta anche
alla sicurezza delle comunità e dei settori commerciali interessati. L’attività investigativa in questione, la prima articolazione condotta sulnazionale, ha permesso partendo dal furto consumato ai danni della gioielleria “Tomasco” di Potenza (novembre 2011) di pervenire attraverso un c.d. “filo d’Arianna” all’individuazione di ben 35 episodi delittuosi consumati tra giugno 2011 e novembre 2012,
ai danni di gioiellerie sedenti nelle province di Potenza, Matera, Barletta, Salerno, Benevento, Cosenza, Catanzaro, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Campobasso, Chieti, Terni, Lucca, Modena, Novara, Vercelli, Biella e Verbania, per un valore complessivo quantificabile in circa 1.500.000 euro.
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Impressionante oltre che inquietante è stata la sequenza continua e sistematica delle azioni criminose portate a termine dall’individuata organizzazione malavitosa, grazie alla presenza e alla partecipazione di più persone e alla predisposizione anticipata di mezzi e strumenti idonei per la realizzazione delle singole azioni delittuose, nell’ambito di un consolidato quanto efficace “protocollo criminoso”, costituito dalle
seguenti distinte ma interdipendenti fasi operative:
individuazione e localizzazione dei centri e delle sedi delle gioiellerie da derubare;
sopralluogo e verifica della sistemazione e posizione delle vetrine di esposizione e degli scaffali di vendita, dei sistemi di sorveglianza degli esercizi commerciali, delle vie di accesso e di quelle fuga dal posto; effrazione degli infissi delle gioiellerie così individuate, attraverso il taglio a “rettangolo” delle serrande metalliche mediante l’utilizzo di un trapano a batteria e di una cesoia ovvero lo scardinamento
delle stesse tramite una fune legata ad un veicolo asportato
sul posto, con conseguente foro a “caldo” dei vetri antisfondamento delle vetrine
di esposizione, grazie all’impiego di un cannello a gas portatile e di “mazzette” in
ferro con puntoni saldati ad una estremità; introduzione delle braccia nei fori a “caldo” realizzati ed asportazione, anche con l’ausilio di strumenti artigianali predisposti per l’occasione, degli oggetti preziosi, monili in oro ed orologi di marca presenti sugli scaffali di vendita e sulle vetrine di esposizione, individuati precedentemente in sede di sopralluogo;
Si tratta, per com’è facile intuire, di una consolidata “filiera criminale”che, partendo dal sopralluogo condotto nei giorni precedenti giungeva all’effrazione “chirurgica” degli infissi e al trafugamento degli oggetti preziosi, monili in oro e orologi di marca, con un’azione delittuosa che non superava i quattro-cinque minuti. In qualche occasione, il modus operandi ha visto una piccola variante con lo scardinamentodella serranda dell’esercizio commerciale tramite una fune legata ad un’autovettura (sempre Fiat Uno) asportata nei pressi
delle gioiellerie assaltate. Si è trattato di scelte operative dettate dalla distanza delle
vetrine di esposizione dalla serranda degli esercizi commerciali, che non
consentiva con il taglio a “rettangolo” della stessa, di poter forare a “caldo” i vetri, rendendo necessario aprire così del tutto l’infisso per operare direttamente sui vetri di esposizione.