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Pozzuoli, tombe abbandonate al cimitero: l’amministrazione corre ai ripari

cimitero2L’occhio vigile della magistratura si starebbe posando  sull’area cimiteriale di Pozzuoli. Secondo alcune indiscrezioni sarebbero  troppe le “anomalie” per non attirare l’attenzione degli inquirenti  su un’emergenza più volte evidenziata dallo stesso primo cittadino Vincenzo Figliolia. A tale riprova l’amministrazione comunale ha perentoriamente  fissato per il  31 gennaio il termine massimo per la messa in sicurezza delle nicchie e delle cappelle in  penoso stato di conservazione che costituiscono, di conseguenza, un pericolo per l’incolumità pubblica.

Nonostante tale allerta da parte delle istituzioni cittadine ombre sinistre calerebbero su un sito già in passato alla ribalta della cronaca per questioni legate alla pessima gestione.

Il direttore del cimitero D’Alicandro  e l’assessore competente Marrandino starebbero già operando con la massima attenzione alla risoluzione di un’emergenza che potrebbe avere conseguenze rilevanti sul buon nome dell’intero governo cittadino.

Tombe in stato di totale abbandono o addirittura trasformate in pericolose “trappole” avevano suscitato lo sdegno e la rabbia dei cittadini : denunce e segnalazioni si sarebbero susseguite agli organi competenti  senza che però ad oggi di concreto nulla sia stato fatto .

Forse alcuni addetti ai lavori temerebbero l’ombra della malavita a monte di un servizio delicatissimo ( data la tipologia dello stesso) che coinvolgerebbe nel contempo numerose ditte nell’espletamento delle diverse mansioni . Si attende ora la forte reazione del sindaco Figliolia più volte apparso in prima linea nella lotta al malaffare e all’illegalità all’interno del territorio puteolano.

I risultati , date le positive premesse, non potrebbero tardare ad arrivare : nel frattempo dal palazzo di città si invitano i cittadini a segnalare prontamente disfunzioni o anomalie registrate all’intero dell’area cimiteriale al fine di offrire massima collaborazione alla magistratura e alle forze dell’ordine che indagano sul caso.

Alfonso Maria Liguori. 

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