Associazione a delinquere di stampo mafioso, questo
il reato per cui sono stati condannati Vincenzo Tramparulo, Giuseppe Esposito, Eduardo Mantice, Alfredo Mantice e Vincenzo Polito.
Dieci anni di reclusione a fronte dei quattordici richiesti dall’accusa per i primi due, Tramparulo ed Esposito difesi dall’avvocato Francesco Schettino, già all’ergastolo per l’omicidio del parcheggiatore abusivo Antonio Scotognella ucciso a Pozzano nell’estate del 2009.
Le pene più pesanti sono state inflitte ai Mantice, padre e figlio, ritenuti il riferimento degli scanzanesi in Toscana: Eduardo Mantice condannato a 12 anni e 8 mesi (a fronte degli 11 richiesti) ed il figlio Alfredo condannato a 15 anni di carcere a fronte dei 13 richiesti dal pm Claudio Siragusa.
Infine condanna a 4 anni e 8 mesi di reclusione per il collaboratore di giustizia Vincenzo Polito, fratello di Raffaele uno dei membri
del commando che il 3 febbraio del 2009 assassinò il consigliere comunale del Pd Gino Tommasino.
Le condanne per i cinque imputati arrivano a conclusione di un filone d’indagine della Dda di Napoli scaturito proprio dall’inchiesta sull’
omicidio del consigliere Tommasino.
Tra i business illeciti della cosca in Toscana ed Emilia la coltivazione e spaccio di marijuana a Siena in località Piancastagnaio dove, grazie alla collaborazione dei Mantice, i D’Alessandro erano riusciti ad investire denaro in una fabbrica di scarpe e borse. In più padre e figlio sono accusati di aver coperto la latitanza di esponenti della cosca.
Gli altri tre imputati sono stati condannati per aver favorito le attività del clan con rapine messe a segno per poter pagare le “mesate” (dalle intercettazioni si evince come i pagamenti venissero effettuati tramite carte “Postepay”) agli affiliati al gruppo criminale egemone a Castellammare.