Speculazione edilizia a Marano, spallata al clan Polverino: coinvolti impiegati comunali

carabinieri Ros Opere edilizie senza autorizzazioni, abuso d’ufficio, falsità materiale e ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici. Questi i reati contestati ai destinatari di un’ordinanza di misura cautelare emessa dal gip di Napoli su richiesta della Dda ed eseguita dai carabinieri del comando provinciale di Napoli: tra questi, anche tre impiegati del Comune di Marano (Napoli).

Secondo quanto contenuto nel provvedimento, le aziende di proprietà o collegate alla famiglia Simeoli avrebbero agito avvalendosi della forza intimidatrice promanante dal clan Polverino, direttamente interessato alle vicende delle imprese, per messo di spregiudicate operazioni imprenditoriali, gestite in modo monopolistico con l’acquisizione di intere aree mediante il rilascio di concessioni e autorizzazioni amministrative, attraverso il coinvolgimento di professionisti, tre dei quali sottoposti alla misura cautelare di divieto di dimora nella regione Campania, e l’ausilio dei pubblici funzionari del Comune di Marano, destinatari della misura interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio, che avrebbero omesso volutamente l’esistenza di circostanze fattuali che avrebbero impedito la costruzione dei manufatti edilizi.

L’inchiesta costituisce il seguito di quella che ha portato all’esecuzione, lo scorso 23 ottobre, di un’altra ordinanza cautelare nei confronti di Antonio Simeoli e dei figli Luigi e Benedetto, con il sequestro preventivo del patrimonio e delle quote di partecipazione della Sime Costruzioni e Laura Sas, destinato al sostentamento del clan Polverino, attivo a Marano e capeggiato da Giuseppe Polverino, detto ‘o barone.

“E’ stato accertato – scrive inoltre il procuratore aggiunto Giovanni Melillo – come le relazioni con la criminalità organizzata degli imprenditori individuati, relazioni che peraltro ne hanno consentito il successo commerciale, erano funzionali non soltanto al personale arricchimento, ma anche ad alimentare l’ulteriore capitalizzazione dei traffici di droga”.

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