Un operaio in cassa integrazione del polo logistico Wcl Fiat di Nola, si è ucciso ieri impiccandosi nella propria abitazione ad Afragola. L’uomo, Giuseppe D.C., 43enne di Casoria, era in cig da sei anni, da quando, nel 2008, il Lingotto lo aveva trasferito in quello che doveva essere il polo di eccellenza della logistica Fiat nel centrosud ma che, in realtà, non è mai realmente partito.
Dopo pochi mesi di lavoro, infatti, i 316 operai trasferiti da Pomigliano a Nola, sono stati collocati in cig. Tra loro Giuseppe, attivita Slai Cobas, che ha sempre lottato per il ritorno a Pomigliano degli operai portati a Nola: da allora il 43enne, raccontano i colleghi di lavoro e di lotta, ha trascorso momenti molto difficili, “a causa della cig”, spiegano, “perchè la cassa integrazione ha distrutto molte famiglie”.
Ieri l’uomo ha deciso di togliersi la vita, e si è impiccato nella casa che aveva fittato dopo la separazione con la moglie, dalla quale aveva avuto due figli. Secondo gli inquirenti, il difficile momento sentimentale dovrebbe essere la causa del gesto estremo.
“Molti di noi – affermano alcuni operai – hanno problemi a casa. Soldi non ce ne sono, ed in questi anni si sono accumulati solo debiti. In casa si crea inevitabilmente tensione, e molti matrimoni sono finiti a causa delle difficoltà economiche. Chi sta a Nola, poi, si sente un ‘deportato’, perchè di noi non si parla in nessuna sede. Si discute di nuove vetture per Pomigliano, di produzioni per Melfi, Cassino, Mirafiori. Ma Nola?
Noi siamo stati abbandonati, a luglio scadrà l’ennesimo periodo di cig. E non c’è alcun progetto industriale che ci dia speranza. Non c’è nulla, solo l’oblio”.