Pomigliano d’Arco, la biblioteca comunale dopo tredici anni solo una struttura fantasma

Bitmap in 11La Biblioteca “Nicola Esposito”, cosi chiamata in memoria del suo fautore nonché rinomato bibliofilo pomiglianese, fu acquisita dall’amministrazione di Pomigliano d’ Arco nel 2000, con un patrimonio librario di circa cinquantamila esemplari risalenti ai secoli XVI-XIX. Ad oggi, dopo oltre tredici anni, resta un “monumentale spettro”.

Grazie ai contributi europei l’antico stabile, in Corso Umberto I, fu ristrutturato con l’ausilio del progetto “Pomigliano città Educativa” durante l’amministrazione Della Ratta-Caiazzo. Come dichiarava lo stesso sindaco si trattava di un intervento “per dare alla cittadina Pomiglianese una biblioteca all’altezza del suo patrimonio culturale. Più di seicentomila euro furono investiti per la gara di appalto, affidata nel 2004, per l’adattamento dello stabile a Biblioteca Comunale.

I lavori, durati diversi anni, si sono conclusi nel 2011 circa,maad oggi i cinquantamila volumi della collezione Esposito giacciono nello stabile che è ritenuto inagibile e per nulla conforme alle norme di sicurezza che sono alla base dello statuto di una biblioteca.
Manca l‘ascensore, il sistema antincendio e le scaffalature all’ interno delle sale non sono adatte a contenere i volumi a cui erano destinate.

L’attuale amministrazione Russo ha pensato bene di erigersi a paladina di tale scempio e spreco e, non avendo soldi per terminare i lavori, ha pensato di “riorganizzare” il patrimonio librario, di quella che comunque resta una struttura fantasma. Il compito di ipotetica catalogazione e pulizia dei volumi è stato affidato alla “Fondazione Imbriani” che non possedeva né i mezzi né il personale qualificato per realizzare quello che è, e resterà, una violenza fatta alla cultura e alla memoria di Nicola Esposito.

L’amministrazione di centrodestra che attualmente guida Pomigliano, pur dichiarando di non avere i soldi per completare la tanto attesa Biblioteca, riesce ad appostare 50mila euro per le luminarie, lasciando al suo destino un patrimonio di cultura e storia.

I cittadini si chiedono dove siano finiti i seicentomila euro per la realizzazione di un progetto culturale che avrebbe generato anche posti di lavoro. Quindici anni di malgoverno del Pd l’ incompetenza e l’ignoranza dell’ex PDL, che attualmente occupa il seggio comunale, hanno generato tutto questo.

Stessa sorte è toccata al Palazzo Baronale. Nella stessa Amministrazione furono investiti circa ottocentomila
euro per la ristrutturazione del antica Villa settecentesca proprio adiacente al Comune. La struttura che era destinata a diventare sede del Codex, prima biblioteca digitalizzata sul territorio, ma anche in questo caso se ne sono perse le tracce. Circa ventuno postazioni multimediali, scanner, computer furono acquistati con il contributo della Regione Campania, l’allora sindaco favoleggiava di una grande possibilità di incrementare anche posti di lavoro tra giovani laureati nel settore, altamente qualificati.

Il Codex, mai attivato dalla Regione Campania, cosi tanto voluto dall’ ex sindaco Caiazzo, resta oggi un altro arcano pomiglianese a cui nessuno sembra più prestare la dovuta attenzione. La nuova amministrazione ha ben pensato, dopo la sparizione, sembrerebbe per un furto, dell’intera attrezzatura che giaceva ad ammuffire nelle sale, di trasformare l’antico palazzo, nel comando dei Vigili Urbani e nella sede della Polisportiva Comunale. Impieghi degnissimi di impegno ed attenzione, ma sempre alla faccia dei patrimoni storici e librari della cittadina.

Per fortuna resta La Torre dell’ Orologio, struttura che risale al 700 che ad oggi ospita la vecchia Biblioteca Comunale e che attualmente non percepisce fondi dalle casse Comunali. Diversi problemi attanagliano la cultura e il patrimoni territoriale che sembra essere sottovalutato da tutti gli amministratori locali, eppure Pomigliano d’Arco è ricca di storia, una storia che solo i libri ci potranno raccontare.

Cinzia Porcaro

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