Si è rotto il giocattolo Pompei ! Non doveva succedere ma era logico che succedesse perché da sempre ci hanno giocato mani inesperte ed incompetenti con il prevedibile ed immancabile risultato finale.
Questa nostra città è pervasa da una colpa generalizzata e collettiva, mascherata per decenni da un finto benessere che ha premiato ed esternato soltanto superficialità ed indifferenza negando ogni possibile ripensamento e concentrazione sui tanti problemi che, intanto, andavano accumulandosi.
Si è sempre pensato alla irreversibilità dei flussi turistici trascurando le fonti che li generavano e quasi tutti si sono adagiati e trastullati su di una prosperità le cui origini si stavano erodendo.
Le immense originarie ed esclusive peculiarità di Pompei, naturali storiche e religiose, non sono state capite ma consumate in lunghi anni di sfruttamento, di disinteresse, di pressapochismo e perciò oggi è indispensabile un atto di ravvedimento e di corresponsabilità.
Se il Sindaco è colpevole, parimenti lo sono i consiglieri che lo hanno sfiduciato per il semplice motivo che per tanti anni sono stati coautori e corresponsabili di decisioni e di azioni. Alla luce di questa considerazione si evince che l’atto di sfiducia appare, almeno moralmente, incompatibile con la realtà riducendosi semplicemente ad un escamotage puerile e maldestro per scaricare responsabilità nonostante l’evidente atto di vigliaccheria che traspare grosso dal complesso decisionale messo in atto.
Pompei ha problemi enormi che si sono ingigantiti nel tempo diventando finanziariamente onerosi e variegati nell’incidenza negativa che hanno ed avranno nella vita della città. Questo presuppone un ripensamento profondo sulla dotazione tecnica e culturale della nuova amministrazione che, se nasce con l’intento di far risorgere Pompei, si troverà di fronte ad impegni che richiedono programmi non più procastinabili e capacità tecnicamente adeguate. Se poi deve ancora continuare la tarantella paesana, farcita di tutte le negatività conosciute, allora va pur bene l’andazzo ed il nulla che traspaiono dai relativi avvenimenti in essere.
L’avversità ridicola contro il supermercato La Cartiera costituisce l’ennesima inconsistenza sociale e costruttiva di alcuni pompeiani, fotunatamente pochi. Questa grande e benedetta realizzazione che, tra l’altro, ha evitato un collasso occupazionale ed ha ridato a Pompei un minimo di efficienza comportamentale e di serietà commerciale, non può essere esposta alle inconsistenti trame di gente che, magari, trova in esse l’unica possibilità di mettersi in mostra.
Nei tempi che viviamo non si può concepire come delle persone, pur dotate di qualche cultura, possano ancora privilegiare un’associazione cittadina in affanno gestionale, priva di proposte di riferimento, con scelte merceologiche inopportune e ripetitive, non concorrenziale e priva di prospettive. Il declino di Pompei è cominciato forse più di trent’anni addietro, determinato, da allora e senza soluzione fino ad oggi, da sete di potere, egoismi, incapacità, indifferenza e superficialità. Da parte di tutti c’è stata una estraneità verso i problemi di fondo, i quali -come è nella natura di tutte le cose- si sono ingigantiti fino a diventare insopportabili.
Il tempo dei faccendieri e politicanti abbarbicati ai nepotismi elettorali, ai favoritismi, ai pettegolezzi di strada, ai parassitismi politici palesemente pervasi da carenze culturali e capacità specifiche, dovrebbe finire almeno se si avverte il pudore di salvare la propria famiglia e la propria terra.
Qui non si vuole essere contro nessuno perché evidenziando le pesanti realtà cittadine si ritiene di favorire tutta Pompei e tutti i pompeiani affinchè, e finalmente, si agisca con la competenza dovuta e con l’onestà indispensabile.
Pierdomenico Amodio