Bloccate a causa di una protesta degli ex Lsu le attività scolastiche al I Circolo Didattico di Pompei, così come in tante scuole di Napoli e provincia.
I lavoratori si sono barricati all’interno dell’edificio del plesso Capoluogo di piazza Schettini per rivendicare stabilità della propria posizione lavorativa, impedendo il regolare svolgimento delle lezioni per ribellarsi ai tagli previsti, dal prossimo 1 marzo, dei loro stipendi con una riduzione di circa il 50 per cento. Centinaia di bambini della Scuola dell’Infanzia e Primaria sono così rientrati a casa. Sul posto sono intervenute, anche se la protesta è risultata ferma ma civile, le Forze dell’ordine.
Il prossimo 28 febbraio scadrà il contratto dei dipendenti e non si sa ancora se essi saranno licenziati o percepiranno una busta paga pari a circa 400 mensili.
Rimarranno, in pratica, senza stipendio e senza certezze sul proprio futuro, per questo gli occupanti ribadiscono di essere pronti a continuare la propria lotta, se le istituzioni non forniranno loro delle risposte concrete.
La protesta rientra nell’ambito della vertenza promossa contro i tagli al monte ore degli addetti alle pulizie, con un conseguente ridimensionamento degli stipendi. Da parte dei genitori, si moltiplicano gli appelli a liberare la scuola occupata per non condizionare il diritto allo studio dei bambini.
La richiesta dei manifestanti è quella di un incontro con i vertici del Ministero per discutere della delicata e precaria situazione. Gli ex Lsu da molti anni sono inseriti nelle scuole, con varie mansioni, occupandosi prevalentemente delle pulizie.
Negli ultimi mesi, a livello nazionale, con nuovi bandi la Consip (società del Ministero dell’Economia e delle Finanze) ha riaffidato alle cooperative di ex Lsu gli stessi impieghi ma con un ribasso degli stipendi del 50 per cento, ovvero dalle 7 ore di lavoro al giorno si è passati alle 3 ore e 40 minuti.
Le ragioni della protesta sono spiegate con un documento distribuito, in mattinata dai manifestanti. Dopo tanti tentativi – è scritto nel documento – il governo continua a non chiudere la vertenza e, ad oggi, la situazione dei lavoratori resta incerta. Da qui la decisione di proclamare lo stato di agitazione con blocco delle attività didattiche.
I lavoratori in protesta si scusano per i disagi, ma chiedono comprensione per una condizione di precarietà che rischia di colpire centinaia di famiglie di tutta la Campania.