«All’improvviso il Vesuvio che sonnecchia dal 1944 esploderà con una potenza mai vista. Una colonna di gas, cenere e lapilli s’innalzerà per duemila metri sopra il cratere. Valanghe di fuoco rotoleranno sui fianchi del vulcano alla velocità di 100 metri al secondo e una temperatura di 1000 gradi centigradi, distruggendo l’intero paesaggio in un raggio di 7 chilometri spazzando via case, bruciando alberi, asfissiando animale, uccidendo forse un milione di esseri umani. Il tutto, in appena 15 minuti».
Questo è uno dei passaggi di uno studio pubblicato nei mesi scorsi dal vulcanologo della New York University Flavio Dobran. La sua analisi è stata postata ripetutamente sui social network scatenando il panico collettivo e tanti interrogativi.
“A fronte di previsioni così catastrofiche – dichiarano il leader degli ecorottaamtori Verdi Francesco Emilio Borrelli già assessore provinciale alla protezione civile e Gianni Simioli della radiazza – sembra davvero anomalo che la Protezione Civile nazionale non le abbia smentite o che non abbia deciso di fornire ulteriori informazioni alle popolazioni locali.
E’ probabile che gli abitanti dei comuni vesuviani in caso di emergenza saranno costretti a fuggire a piedi come i loro antenati di cui parlò Plinio il Vecchio nel 79 dopo Cristo oppure che resteranno imbottigliati nel traffico della 268”.
Infatti l’ultima gigantesca eruzione su larga scala è stata quella che distrusse Ercolano e Pompei uccidendo più di 2.000 persone. La più recente eruzione su media scala è invece quella del 1631, che rase al suolo Torre del Greco e Torre Annunziata, facendo 4.000 morti in poche ore.