Se l’arte italiana incanta l’America, l’arte napoletana ancora di più. Il “Tiberio di Napoli“, capolavoro dell’arte romana, rimarrà esposto fino al prossimo 3 marzo al Villa Getty di Malibu, nei pressi di Los Angeles, in prestito dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
La statua in bronzo, due metri e mezzo di altezza per cinquecento chilogrammi di peso, fortemente danneggiata in seguito all’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., raffigura l’imperatore romano Tiberio, famoso, tra l’altro, per i suoi soggiorni sull’isola di Capri.
L’opera, ritrovata in maniera fortuita nel 1741 durante i primi lavori di scavo nel sito di Ercolano, si trova al Getty Museum – sede dell’unico museo archeologico negli Stati Uniti – perché è nel laboratorio di questa struttura che, nel 2012, furono avviati gli interventi di restauro sull’opera, terminati, poi, nell’autunno dello scorso anno.
La scultura è la punta di diamante della mostra “Tiberio: ritratto di un imperatore“, organizzata in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura e sotto gli auspici del Consolato generale d’Italia a Los Angeles.
È il secondo progetto che i due musei compiono in società mista, o joint venture: il primo è stato, nel 2011, per l’”Apollo Saettante”, ma quello relativo al Tiberio è stato ancora più impegnativo. La collaborazione del Getty con l’Italia è il frutto degli accordi che, ancora ai tempi in cui era ministro Francesco Rutelli, hanno suggellato la fine dell’era precedente, in cui il museo americano ha effettuato una serie di “acquisti” azzardati nel nostro Paese.
Riconoscendo l’illiceità di alcuni di essi, ne ha restituiti circa 60, ma secondo un memorandum interno, di oggetti dal nostro Paese sospettabili di clandestinità e contrabbando, ne vanta almeno 350. In occasione delle restituzioni, fu stipulato un accordo tra le parti, che prevedeva grandi collaborazioni, importanti restauri e mostre di lunga durata.
Il “Tiberio di Napoli” non era esposto da decenni per problemi di debolezza strutturale della parte inferiore e della base. Riportare, dopo la fine del restauro, l’imponente scultura di bronzo nelle sale del museo americano è stato il primo obiettivo della collaborazione tra Italia e America, e per far questo i restauratori del Getty, che sono considerati tra i migliori al mondo, hanno realizzato un nuovo supporto interno che distribuisce in parti eguali i circa 5 quintali di bronzo della statua.
Agnese Serrapica