La Dia confisca 5 milioni di beni al boss dei casalesi Giuseppe Setola


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Appartamenti, una villa, rapporti finanziari e aziende, per un valore complessivo pari a 5 milioni di euro, sono stati confiscati dalla Direzione Investigativa Antimafia di Napoli a Giuseppe Setola, capo dell’ala stragista del clan dei Casalesi, autore della strage di Castel Volturno, detenuto in regime di carcere duro e più volte condannato all’ergastolo.

Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta del Direttore della Dia Arturo De Felice ha emesso un provvedimento  di confisca di beni, provvedimento eseguito dalla Direzione Investigativa Antimafia di Napoli. Anche se intestati a familiari e conoscenti, i beni confiscati sono riconducibili direttamente al boss Giuseppe Setola, intestati ad alcuni suoi parenti, tra cui il fratello Pasquale, erano nella disponibilità del killer.

Italian Carabinieri escort Italy's mostSetola, arrestato nel gennaio 2009 dopo un periodo di latitanza, condannato a diversi ergastoli, si trova attualmente in regime di carcere duro in base all’art. 41 bis . Lo stesso, già considerato elemento di primo piano del clan dei Casalesi nella fazione capeggiata da Francesco Bidognetti, alias ‘Cicciotto ‘e mezzanotte’, è tristemente noto perché autore di numerosi omicidi che hanno insanguinato il litorale di Castel Volturno e paesi limitrofi, come quello di Umberto Bidognetti, padre del collaboratore Domenico, avvenuto il 2 maggio 2008.

Le indagini patrimoniali eseguite dalla Dia di Napoli, hanno permesso di accertare la presenza di numerosi beni nella disponibilità di Giuseppe Setola e dei parenti, fra cui il fratello, Pasquale, anche attraverso interposte persone. Tali beni sono stati ritenuti dal Tribunale sammaritano di valore sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati sia da Setola sia dai suoi congiunti e dalle persone a lui vicine, giungendo alla conclusione, alla luce anche delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia Diana Alfonso, Domenico, Bidognetti, Gaetano Vassallo, che gli stessi siano prestanome di Giuseppe Setola.

La decisione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Sezione Misure di Prevenzione, presieduto da Corinna Forte, si è basata anche sugli accertamenti di natura patrimoniale supportati dalle investigazioni eseguite nella fase delle indagini di polizia giudiziaria coordinate dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia. Led indagini hanno dimostrato che Giuseppe Setola reimpiegava i proventi di attività criminose in acquisti di beni immobili e di attività commerciali, attribuendo fittiziamente i beni al fratello Pasquale, suo complice in altri gravissimi reati ed illeciti, ad altri familiari e conoscenti per non apparire titolare in proprio e per non correre il rischio di sequestri e di successive confische, cercando di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniale.

 

 

 

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