Carlo Emilio Gadda nel suo romanzo più famoso, il mistero mai risolto, “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” cita più volte il genere Vinca.
Nel descrivere il cadavere della povera Liliana l’autore fa riferimento a questa pianta della flora italiana accostando il bel fiore azzurro-violetto della pervinca al colorito funereo dell’assassinata.
Così si esprime il commissario Ingravallo “Le mani, bianchissime, con quelle tenere unghie, color pervinca …” e ancora “Il dolce pallore del dilei volto, così bianco nei sogni opalini della sera, aveva ceduto per modulazioni funebri a un tono cianotico, di stanca pervinca …”.
Più avanti nel testo la pianta diventa entità reale e decorativa “… alcune primule e pervinche, consacravano a dovizione e fiorivano e iridavano il sasso, del davanzale di quella specie di finestra …” infine “… la bara, senza drappo, d’assi pioppo, rifiorita di pervinche e di primule …”.
Ferdinando Fontanella
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