Regione, i lavoratori Eav:”Svenduti dai sindacati”

eav

Questo comitato nasce spontaneo dopo che noi lavoratori delle aziende di trasporto del Gruppo EAV srl, siamo stati svenduti dai sindacati firmatari del Protocollo Regionale del dicembre 2011, che ci ha messo alla mercé di una classe dirigente aziendale pavida, compromessa, incapace ed inetta e di una classe politica regionale poco competente e per giunta poco attenta ai reali bisogni dei lavoratori e dei cittadini della Campania. Questo comitato nasce dopo che noi lavoratori abbiamo dovuto subire una fusione tra le tre aziende (Circumvesuviana, SEPSA e MetroCampania NordEst) che doveva “essere la panacea” di tutti i nostri mali e invece è stata l’inizio del nostro peggiore incubo, di cui non si vede la fine.

Questo comitato nasce dopo che con promesse roboanti sia l’amministratore unico, il prof. Nello Polese, che il direttore generale, la dott.ssa Valeria Casizzone e finanche l’assessore regionale il prof. Sergio Vetrella ci avevano fatto credere che la crisi era oramai alle spalle, era passata e ci avviavamo verso un futuro migliore… Invece cosa accade? Dopo appena due mesi dopo siamo di nuovo a rischio perché non ci sono i soldi per pagare gli stipendi, col solito balletto di responsabilità tra i dirigenti aziendali, isindacati e l’amministrazione regionale…

Intanto quello che doveva essere lo strumento per portarci nel “futuro migliore”, il Piano di Rientro dal Debito, preparato dal Commissario Governativo, il dott. Pietro Voci, mostra tutti i suoi limiti, evidentissimi alla prima attenta lettura (ecco perché era stato tenuto nascosto a noi lavoratori), un piano fatto solo di tagli, alle linee ferroviarie, alle retribuzioni dei lavoratori, alle aspettative dei viaggiatori, perché nulla prevede per evitare o limitare gli sprechi e le diseconomie, poco o nulla prevede per incrementare incisivamente le entrate, se invece si introducesse da subito la bigliettazione aziendale, se invece non si facesse solo un timido tentativo di fittare gli immobili aziendali disabitati, vecchi e da ristrutturare, ad un prezzo che sicuramente è di mercato, ma non è congruo per chi dovrebbe spenderci decine di migliaia di euro per renderli abitabili.

Se invece venisse fatta una seria e condivisa politica di riqualificazione del personale in esubero, i benefici sarebbero moltiplicati, mentre invece continuiamo a subire il peso in bilancio di decine di funzionari, promossi per meriti sindacali, per merito parentale e/o politico o per “altri” meriti che è meglio per ora tacere…

Così ci troviamo ad incrociare “esseri” senza un vero compito, che vagano in giro per

l’azienda a cercare di ingannare il tempo tra una chiacchiera in corridoio e un caffè al bar, “esseri” che però ogni anno costano fino a 80 mila (e più) euro a testa e che ora qualcuno vorrebbe riqualificare, ma il compito si presenta assai arduo, anche perché non avendo essi mai realmente lavorato, non si sa bene cosa potergli far fare, e soprattutto perché continuano stoicamente ad essere fin troppo tutelati dai loro padrini… In questo connubio di incapacità e connivenze, la “parte del leone” la fanno i dirigenti aziendali, sempre troppi e con fumose competenze, la cui stragrande maggioranza è “eredità”, è figlia della precedente amministrazione regionale, costoro sono corresponsabili dello sfascio in cui le aziende di trasporto si trovano, ragion per cui non capiamo come questi “figuri” siano ora chiamati a risollevarne le sorti, se hanno ben dimostrato la loro inadeguatezza con una gestione del personale aziendale incentrata sul nepotismo anziché sulla meritocrazia , sul compromesso e sulla compromissione coi politici e su un perverso rapporto con quasi tutte le organizzazioni sindacali, con cui hanno fatto affari, piuttosto che trattative o accordi.

Un capitolo a parte lo meriterebbero le aziende dell’indotto, una vera e propria banca di consensi politico-­‐sindacali, con organici gonfiati per accontentare le pretese dei dirigenti aziendali e sindacali, dei politici regionali e persino di quei funzionari aziendali più spregiudicati che, più di altri avanzavano pretese.

In una regione come la nostra, con la fame di lavoro che c’è, sembra quasi normale che tutti cerchino con qualsiasi mezzo di trovarne uno, però basterebbe spulciare i loro elenchi dei dipendenti per notare fin troppe similitudini, assonanze, e parentele dirette con tanti, troppi, appartenenti alla “casta” politico-­‐affaristico-­‐dirigenziale-­‐sindacale che ha condizionato e condiziona la vita della nostra regione. Con questi pesi, queste incompetenze, questi oneri, questi fardelli insopportabili, come mai potremmo risollevarci, anche perché ad aggiungere benzina sul fuoco della crisi troviamo sempre puntualissima l’amministrazione regionale che in un modo o nell’altro fa sì che gli stipendi non arrivino in tempo, i finanziamenti siano di difficilissimo accesso, le anticipazioni sui fondi nazionali non siano disponibili, il tutto con una puntuale, chirurgica incompetenza o forse con un preordinato disegno di far fallire l’azienda per poi “regalarla” a qualche gruppo pseudo-­‐affaristico, sodale a qualche “politico forte” che fa il bello ed il cattivo tempo nel panorama regionale. Noi, i lavoratori delle aziende di trasporto del Gruppo EAV srl (Circumvesuviana, SEPSA, MetroCampania NordEst) chiediamo aiuto a tutti i cittadini della Campania, per combattere contro questo sistema che sta uccidendo il Trasporto Pubblico Locale, per invertire la tendenza ed avere una mobilità sostenibile e accessibile. Chiediamo ai politici ed ai sindacati di fare “un passo indietro”, di cercare il bene della collettività e non quello della propria fazione, famiglia, gruppo o cosca, chiediamo un miracolo e lo sappiamo, chiediamo a tutti di farsi un’attenta analisi di coscienza, ovemai la posseggano e di pensare al bene comune, per una volta almeno nella loro vita…

Chiediamo a tutti i media di farsi portavoce di questo nostro grido di disperazione, siamo tutti responsabili e tutti ne porteremo il peso se non riusciremo a salvare il Trasporto Pubblico Locale in Campania.

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