Gaetano Lavini è morto a seguito di una rissa avvenuta in via Mercato ad Ercolano. Il diciottenne è stato ammazzato nei pressi del Mav di Ercolano intorno alle 14 di oggi pomeriggio.
Sembrerebbe che la settimana scorsa, davanti a una gelateria ai confini tra Ercolano e Torre del Greco, un gruppo di giovanissimi di Ercolano si era scontrato con una gang di Torre del Greco. Oggi sarebbe partita la spedizione punitiva culminata con l’uccisione di Lavini. Sembra che sul posto non sia stata ritrovata l’arma del delitto, probabilmente un coltello di notevoli dimensioni a giudicare dalla profondità delle lesioni riportate dalla vittima.
Il 18enne è giunto all’ospedale Maresca di Torre del Greco, dove è deceduto, con gravi ferite d’arma da taglio. Nella rissa è rimasto lievemente ferito un 17enne sempre di Ercolano, nipote del boss Giovanni Birra. Nelle scorse ore sono stati effettuati controlli e perquisizioni sia a Torre del Greco che a Ercolano, condotte dai Carabinieri.
Gaetano Lavini, come appare sul suo profilo su Facebook, sarebbe diventato a breve papà. Sul social aveva pubblicato l’immagine di un’ecografia e la frase “tra poco saremo in tre”.
I cittadini sono sotto shock: una vita spezzata nel fiore degli anni, un episodio di criminale brutalità ha riacceso i riflettori della cronaca sul disagio giovanile che attanaglia in modo devastante l’area vesuviana.
Complice la logica criminale che da sempre echeggia alle falde del Vesuvio spesso i giovani assumono atteggiamenti delinquenziali per ottenere con la prevaricazione violenta rispetto e stima da parte dei coetanei. Si parte con offese pesanti, parole grosse che non si “possono tenere”, in risposta delle quali pur di non passare per “fessacchiotti” agli occhi degli amici occorre armare la mano e colpire il presunto rivale sino alla morte pur di affermare la propria leadership all’interno del branco.
Il pensiero ora va alle famiglie dei giovani coinvolti in questa assurda vicenda: ai tanti perché che drammaticamente affolleranno i pensieri di madri e padri distrutti dal dolore di una perdita tanto opprimente quanto ingiustificabile. Ancora sangue sull’asfalto, ancora violenza, ancora regresso sociale all’ombra del vulcano più famoso d’Europa.
Alfonso Maria Liguori