All’indomani del barbaro assassinio a Ercolano del diciottenne Gaetano Lavini, brutalmente trafitto da fendenti scagliati con inaudita violenza da un coetaneo, il paese si interroga seriamente su quanto accaduto e su quanto non si sia fatto perché i giovani ercolanesi potessero contare su un supporto sociale decente.
Sotto accusa la politica : distanti, apatici e preoccupati solo dei propri interessi gli amministratori locali hanno nel corso degli anni ignorato le esigenze dei giovani ercolanesi , di quelle nuove leve la cui richiesta d’aiuto è rimasta puntualmente inevasa dalle istituzioni. Aiuto culturale, civile e perché no economico : senza lavoro non c’è futuro ma solo abbrutimento ,depressione e visione catastrofica della quotidianità.
A Ercolano s’è pensato solo ad arricchirsi, a giocare sull’ignoranza di una buona parte della popolazione e soprattutto sulla disperazione di chi ha da perdere ben poco. Da un lato chi godeva storicamente in città di un tenore di vita agiato ha acquisito sempre più potere operativo ed economico dall’altro si è creata una vera e propria sudditanza tra questi “potenti” e la povera gente tale da ridurre i meno abbienti alla più miserabile sottomissione pur di ottenere uno straccio di lavoro.
Ercolano è stata strumentalizzata, spremuta , sporcata dai politici ma certamente non amata. Dall’asfalto il sangue di Gaetano Lavini chiede giustizia e scuote la coscienza di ogni cittadino onesto. Omertà, complicità indiretta e rassegnazione hanno nel tempo aperto le porte in paese alla prevaricazione violenta e al fatalismo rinunciatario lasciando ben poco spazio alla speranza. Il sindaco di Ercolano Vincenzo Strazzullo , professionista originario dei luoghi, è chiamato oggi a compiere una valutazione reale sull’operato di un governo di città assente nei confronti delle priorità comunitarie e soprattutto poco incline al dialogo con i residenti.
Lo faccia Strazzullo nel tanto decantato auditorium del MAV ( museo archeologico virtuale) pubblicamente dando la possibilità finalmente ai cittadini di esporre le proprie giuste rivendicazioni. Questo sarebbe per molti il “chiarimento del secolo” tra residenti e amministratori comunali.
Alfonso Maria Liguori