Il dato è emerso incrociando gli indicatori dell’ultimo rapporto Agnelli sul sensibile taglio dei prof, con i più recenti rapporti nazionali sulla scuola italiana e sulle discrepanze di sviluppo socio-economico tra Nord e Sud. Sul fronte dell’Istruzione dei giovani il Sud è sempre più abbandonato a se stesso. Dall’incrocio dei dati forniti in queste ultime ore dalla Fondazione Agnelli sull’elevata percentuale di insegnanti di ruolo tagliati tra il 2007 e il 2012 con quelli pubblicati da Abi-Censis sulle ‘Otto Italie in cerca di politiche di sviluppo, da cui emerge l’impellente necessità di avviare delle “politiche economiche organiche” a partire dal Sud dove il ritardo è davvero notevole, e le indicazioni del Miur sull’alto tasso di dispersione scolastica rilevata proprio nel Mezzogiorno e nelle Isole.
Quel che è particolarmente grave è che dal rapporto della fondazione piemontese emerge che, soprattutto a seguito delle “misure volute dai ministri Gelmini e Tremonti con la legge 133/2008”, sono state riscontrate “importanti differenze regionali, con province del Sud, dove la popolazione studentesca è in forte calo, che hanno registrato diminuzioni dei docenti di ruolo fino al 18%”. I tagli maggiori al corpo docente di ruolo hanno riguardato tutte province del Sud: Frosinone, Matera, Avellino, Messina, Catanzaro, Cosenza, Potenza, Nuoro, Reggio Calabria e Isernia.
Il problema è che scorrendo il rapporto territoriale Abi–Censis, realizzato su dati Istat, si evidenza che le aree dove lo “squilibrio socio-economico” è maggiore sono quelle del Sud e delle Isole. E lo stesso, tranne rare eccezioni, vale per quelle che hanno il più “basso tenore di crescita” a livello di “potenzialità rurale” o che sono “a rischio involuzione”. Mentre i territori dove c’è maggiore possibilità di crescita e sviluppo sono quelli del Nord, in particolare il Friuli, il Trentino, il Veneto, la Lombardia e il Piemonte. Con il settentrione che fa quindi “da traino”.
Anief ha appurato che queste zone coincidono (dati Miur) con quelle dove gli alunni iscritti, sia nella scuola di primo che di secondo grado, presentano un “maggior rischio di abbandono” scolastico: anche in questo caso, le regioni dove i giovani lasciano i banchi prima dei 16 anni, sono Sardegna, Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania, Molise e Abruzzo.
Questi dati dimostrano che gli attuali criteri sulla formazione dell’organico dei docenti, derivanti dal D.P.R. 81 del 2009, con gruppi-classi che possono raggiungere 27-28 alunni, non può essere adottata anche nelle aree disagiate e a rischio: in quelle del Sud, in pratica, sono altri i parametri da adottare come eventuali parametri di disagio socio-economico delle singole aree. E per questo occorre prevedere delle risorse aggiuntive, ad iniziare da un diverso rapporto docenti-studenti, facendo così cadere l’unicità degli organici e della formazione delle classi.
Il nuovo governo e il nuovo ministro dovrebbero tenerne conto per il futuro della scuola.
Stefano Cavallini
Presidente Regionale Anief Campania