La scoperta, stando a quanto detto dallo stesso assessore Elefante nella conferenza stampa indetta mercoledì scorso, è stata del tutto fortuita. Ed è avvenuta mettendo a confronto il progetto originario dell’albergo con un grafico del manufatto richiesto l’anno scorso dalla Procura della Repubblica in seguito ad un incidente che vide coinvolto un giovane precipitato, fortunatamente senza conseguenze, da un solaio dell’edificio. Messi a confronto, i due disegni hanno messo in evidenza delle difformità in quanto l’edifico effettivamente costruito è diverso dal quello presentato nel progetto originario. Tali difformità hanno consentito di accertare l’illegittimità dell’Alimuri e di conseguenza il suo inevitabile abbattimento.
Dunque, per lunghissimi anni si è ignorato, almeno da parte delle autorità cittadine, che la società proprietaria SAAN aveva trasgredito alle regole, nonostante l’estenuante battaglia tra amministrazione e società proprietaria a suon di cause, contro-cause, ricorsi infiniti. Nessuno si era mai preso la briga di valutare i volumi e le superfici realmente esistenti con quelle autorizzate a suo tempo da tutte le autorità competenti, comprese quelle paesistiche. La complicata battaglia legale era tutta fondata sulla decadenza della licenza edilizia ma non aveva mai messo in discussione la conformità al progetto del mostro di Alimuri.
Nell’anno 2007, l’ignaro Sindaco Gennaro Cinque si era persino convinto della necessità di un accordo con la SICA srl. subentrata nel frattempo alla SAAN, che mettesse fine alle diatribe legali.
Pur di abbattere l’orribile manufatto, Cinque dice di aver barattato la demolizione con la costruzione di un complesso alberghiero ex novo in una località diversa, meno impattante col paesaggio costiero. Accordo che la SICA srl si affrettò a sottoscrivere e che suscitò l’ira furibonda degli ambientalisti e delle opposizioni che avevano già rilevato le illegittimità e volevano una demolizione senza contropartite per i proprietari dell’albergo. Nella conferenza stampa Cinque ha spiegato come mai oggi si sia arrivati a una conclusione che spazza via quel vecchio accordo: “Mi avevano detto che era una pizza Margherita e solo adesso ho capito che si trattava invece di una marinara…”, insistendo con un’azzeccata metafora sul fatto che non sapesse assolutamente niente delle difformità esistenti e che solo grazie al lavoro prezioso e capillare dell’ing. Elefante sono venute alla luce.
Il candore con il quale il sindaco spiega le sue buone intenzioni lascia alquanto perplessi. Sembra improbabile, o quanto meno negligente, l’aver omesso un esame approfondito degli atti da parte dell’amministrazione, soprattutto in presenza di azioni legali durate decenni.
Comunque, pare che la storia sia arrivata alla conclusione. L’ing. Elefante ha spiegato che l’illegittimità dell’Alimuri oggi è accertata in maniera granitica e che il Comune potrà disporne l’abbattimento senza contropartite per i proprietari. Abbattimento che avverrà entro la fine dell’anno e che comporterà anche il risanamento del costone danneggiato dall’edifico e il ripristino dello stato dei luoghi. Questa operazione costerà più o meno 500.000 euro a carico della SICA srl. In seguito, tutta l’area entrerà in un project financing che verrà bandito con una regolare gara di appalto al fine di restituire la spiaggia al suo antico splendore.
Maria D’Ordia