“C’è una strana aria in giro per Gragnano, svogliata, stralunata, come se la gente fosse sfiduciata ancor prima di votare, come sentirsi nelle vesti di un animale condotto al macello e consapevole di quello che l’aspetta”. A parlare è Giuseppe Di Massa, storico di Gragnano, a pochi mesi dalle prossime elezioni comunali, quelle che restituiranno un’amministrazione politica ad un Comune sciolto per camorra due anni fa.
“La gente mi ferma per strada – spiega Di Massa – affranta vuol sapere se la partita la stanno al solito giocando i due Michele, Serrapica e Inserra, uno nel centro destra, l’altro nel centro sinistra. I commenti più gettonati sono: “n’ata vota questi due? Ma non ne hanno ancora abbastanza?” Pensavano di essersene liberati, da destra e da sinistra, ma stanno ancora armeggiando, come in una partita a poker, facendo molti bluff, giocando su molti tavoli diversi. All’Inserra, sorretto al solito dalla fidata Somma, questo modo di fare politica costò nelle ultime elezioni il peggior risultato del PD nella sua storia; al Serrapica, che dopo due tornate da sindaco ora appoggiava il suo ex vice, costò invece la sconfitta bruciante nel ballottaggio. Eppure non è stato sufficiente, sono ancora tra noi”.
Qualcuno addirittura li accosta, si parla di una possibile alleanza, un po’ cercata, un po’ evitata da entrambi, ma ad oggi più che mai possibile. Ma il pensiero di molti gragnanesi è diverso, e lo esplicita anche Giuseppe Di Massa: “Allora faccio mio il desiderio di tanti gragnanesi e dico: Michele Serrapica e Michele Inserra statevene a casa, liberate Gragnano dalla vostra presenza politica”.
La seconda considerazione dello storico gragnanese – autore di diversi libri su Gragnano e sempre alla ricerca di documenti che riguardano il passato della “città dei maccaroni” – riguarda il paese reale, che si barcamena con problemi gravi, quali un tasso di disoccupazione e precariato giovanile enorme, intere generazioni in partenza per cercare fortuna lontano, mentre Gragnano sembra una città svuotata della sua anima, quasi senza voglia di vivere. L’unica soluzione a breve per tentare un rilancio produttivo serio, doveva e poteva essere l’approvazione del Piano Regolatore, ma ormai a soli due mesi dalle elezioni, sembra sfumare anche questa esile speranza.
“Cosa dovrebbero fare gli imprenditori che caparbiamente ancora pensano che sia possibile utilizzare lo strumento urbanistico per espandere le loro produzioni, mettersi a norma con le continue prescrizioni di legge, impiantare un laboratorio artigiano? Andarsene anche loro da Gragnano, trovare soluzioni altrove per sopravvivere, come stanno facendo alcune importanti industrie locali? Allora, per salvare il salvabile, per scrollarsi di dosso i politici di professione che finora hanno fallito – aggiunge Di Massa – mi sento di fare una proposta, che può suonare come una provocazione, ma invece ha un fondamento costruttivo, ed è quella di chiedere alla Commissione Straordinaria di prolungare la loro permanenza a Gragnano ancora almeno per un anno e completare l’iter dell’approvazione del PUC. Questo sgombrerebbe il campo dalle false promesse, spesso contrastanti tra loro ma con il solo obiettivo di abbindolare chi ha aspettative su questi temi. Stiamo attendendo pazientemente da 50 anni un piano regolatore, la sua mancanza ci ha creato un blocco per l’industria e l’artigianato, solo il marasma della speculazione edilizia ne ha tratto giovamento. Oltre che fornire un alibi all’abusivismo, perché non si può infatti pensare di ingessare il territorio per decenni. Questa comunità – conclude Giuseppe Di Massa – ha bisogno di leggi certe, basta con le promesse elettorali, gli inganni. I cittadini devono scrollarsi di dosso una volta per sempre quest’idea del favore personale, dell’agevolazione, della furbizia, della corruzione. Sogno cittadini con la schiena diritta, una Città dove prevale l’idea che devono valere solo i diritti e i doveri”.