Undici conti correnti sui quali venivano costantemente accreditati importi consistenti di denaro, tramite assegni ma anche in contanti. Un flusso enorme che i carabinieri hanno giudicato «incompatibile» con lo status dell’indagata, una 70enne moglie di un modesto pensionato. Il dettaglio emerso nel corso delle indagini ha convinto le autorità ad allargare l’inchiesta sul giro di usura emerso nelle ultime ore con l’operazione «Lady Money».
I militari due giorni fa hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip di Torre Annunziata Emma Aufieri su richiesta della Procura oplontina, nei confronti di Virginia Vanacore di 60 anni e Marco Cimmino di 27 anni, entrambi stabiesi già noti alle forze dell’ordine, ritenuti responsabili di usura aggravata. La Vanacore è stata sottoposta agli arresti domiciliari, mentre a Cimmino, fidanzato della figlia della 60enne, è stato notificato il divieto di dimora a Castellammare. I due sono stati denunciati dal titolare di una salumeria che versava in forte difficoltà economiche. L’uomo si era dovuto rivolgere in circostanze diverse agli indagati per ottenere denaro utile ad appianare la sua situazione.
La vittima, però, era entrata in un circolo dal quale non riusciva più a uscire, l’aveva costretta a chiedere somme di denaro sempre più cospicue agli usurai, riuscendo a pagare solo parte degli interessi pari al 20% mensili, fino al momento in cui si è rivolta ai carabinieri. I militari della compagnia di Castellammare, cominciate le indagini, si sono trovati di fronte a qualcosa che andava molto al di là di piccoli prestiti ai commercianti in difficoltà.
Nel corso di una perquisizione domiciliare avvenuta nel marzo 2013 negli appartamenti della Vanacore, invece, le autorità hanno sequestrato assegni bancari, la somma di 10.850 euro custodita in due casseforti e un’agenda in cui la donna annotava a mano cifre e dati relative alla riscossione dei prestiti effettuati. Ventitré pagine che ben descriverebbero il giro di usura, ma non solo. In un’informativa del 28 dicembre scorso i carabinieri hanno sottolineato che «l’indagata Vanacore, che non percepisce alcun reddito, è titolare di numerosi conti correnti, accesi presso più istituti di credito, e caratterizzati da una movimentazione estremamente intensa, atteso che su tali conti venivano accreditati, prevalentemente tramite assegni, ma anche in contanti, importi consistenti di denaro».
Come si legge negli atti dell’inchiesta i militari hanno evidenziato «la cospicua movimentazione di denaro, sotto dorma di versamenti e prelevamenti di contanti, cambio di assegni ed acquisto di Buoni Ordinari del Tesoro, con relativo rimborso proprio sui libretti di risparmio. In effetti, su alcuni dei rapporti bancari, in determinati periodi, si arrivavano a toccare cifre di 50mila euro circa». E dunque: quanti altri commercianti si trovano nella morsa dell’usura? Una domanda alla quale cercheranno di rispondere nei prossimi mesi i militari stabiesi coordinati dalla Procura di Torre Annunziata. Già nel recente passato le autorità si sono trovate faccia a faccia con chi accumulava fortune sfruttando la crisi economica nazionale. Un’altra denuncia da parte di una coppia di commercianti ha permesso ai carabinieri nel settembre scorso di arrestare quattro persone ritenute responsabili di usura aggravata ed estorsione aggravata nell’ambito dell’operazione denominata «Papillon».
Francesco Ferrigno