Messa commemorativa a Ercolano in ricordo di Gaetano Lavini, il diciottenne barbaramente ucciso in paese durante una rissa. Ad officiare il rito Don Pasquale Incoronato che ha esortato tutti i cittadini a compiere attento esame introspettivo su una drammatica vicenda costata la vita ad un giovanissimo figlio di un paese che sembra non trovare pace.
Non sono mancate le polemiche: la gente è veramente stanca di sermoni che lasciano il tempo che trovano, di strumentalizzazioni politiche e di fiaccolate a “tema” che poco o nulla hanno a che fare con la reale analisi della delicatissima questione sociale alla base di “tragedie annunciate”.
Sono anni che i politici ignorano sistematicamente il territorio pensando più agli interessi personali che al bene della comunità, che i giovanissimi ercolanesi pascolano per strada orfani di riferimenti concreti e supporti logistici adeguati, che ci si attacca sui mass media e su facebook a titolo personale invece di avvicinarsi alla vera povertà di chi dignitosamente tenta giorno per giorno di mettere insieme pranzo e cena.
Qui la retorica è fuori luogo, è addirittura offensiva per gli onesti contribuenti : si tratta al contrario di presentare la realtà dei fatti in tutta la sua miserabile concretezza senza giustificare ne assolvere chi avrebbe potuto cambiare le cose da amministratore comunale nel tempo e non lo ha fatto.
Pensiamo alla famiglia di Lavini e delle tante vittime troppo giovani di una società che non ha tempo ne affetto per nessuno. Con la nostra indifferenza, arando solo il nostro piccolo meschino orticello abbiamo tacitamente contributo a che certi abomini sociali maturassero nell’ottusa certezza che tali atrocità non potessero mai colpire la gente “per bene”.
Occupazione, scolarizzazione e supporto istituzionale : di questo Ercolano necessita da sempre tutto il resto è “aria fritta”. In sintesi : basta con i formalismi inutili, la giovane vita spezzata troppo presto riversa sull’asfalto potrebbe domani appartenere ad una persona a noi cara. Se non altro si rispettino il dolore e la dignità di chi forse ha avuto veramente poco dalla vita.
Alfonso Maria Liguori